In una sera di fine Novembre, nel mezzo della malinconia per l’ennesima prova in DAD con i miei cori a voci bianche e giovanili, spinto forse dalla speranza che il mal comune potesse essere se non un mezzo gaudio almeno una condivisione di supporto, ho avuto l’idea di aprire la finestra di Facebook e provare ad urlare ….“come state?”.
Ho così lanciato un sondaggio sulle condizioni dell’attività dei cori a voci bianche e gli scolastici della stessa fascia d’età. Ho raccolto quindi i dati dei tantissimi colleghi che mi hanno risposto veramente da tutta Italia componendo così un campione abbastanza rappresentativo del territorio e numericamente non da poco.
Le possibili risposte proposte nel sondaggio erano 5:
1) attività in presenza
2) attività in presenza con gruppi ridotti
3) didattica a distanza su varie piattaforme
4) cori con attività sospesa
5) cori (ahimè) spariti
Hanno risposto, in 48 ore, ben 129 cori e per ogni tipo di risposta riporto qui un breve riassunto, aggiornato al 1° dicembre 2020.
Cori in presenza
I cori in presenza sono 15 anche se 4 di questi dichiarano di alternare le prove in presenza con prove in DAD o con parte del coro in presenza e parte a casa in DAD. Ci sono due dati interessanti riguardo a questi cori. Il primo è la presenza di un coro di un conservatorio che quindi non è stato toccato né dai DPCM né dalle ordinanze regionali restringenti. Il secondo è la territorialità: nelle altre tipologie di risposta troverete cori chiusi in zone gialle, mentre in questo gruppo ci sono cori di regioni rosse che comunque hanno continuato a provare in presenza. Viene anche sottolineata la fatica nel lavorare con mascherine; quindi il tempo di prova è ridotto e le pause si allungano
Cori in presenza con gruppi ridotti
Ho ricevuto 5 risposte di questo tipo. Va specificato che in un caso il direttore ha dichiarato che il coro è numericamente ridotto per cui provare in 12/13 è per loro la norma.
Cori in didattica a distanza su varie piattaforme
Dato comune a questo gruppo abbastanza sostanzioso di cori, è la difficoltà di lavorare soprattutto con i bimbi più piccoli e l’abbandono di una parte di coristi in quanto già stanchi del massivo ricorso ad attività on line tra scuola, attività collaterali ed hobby. Le parole più utilizzate da questi direttori sono “resistenza, resilienza, legami, affettività, bisogni dei ragazzi”. Il numero si alza impennandosi in quanto sono ben 35 i cori censiti che sono in questa condizione.
Cori con attività sospesa
Questo gruppo è, purtroppo, il più numeroso, contando ben 70 risposte di questo tipo.
64 cori che non sono stati riattivati perché scolastici, oppure sospesi dalle restrizioni regionali, con genitori intimoriti che non hanno lasciato riprendere il corso ai ragazzi. Le sospensioni riguardano in maniera maggioritaria i cori scolastici; aver spaventato i dirigenti scolastici ed i consigli d’Istituto a fine estate è stato purtroppo decisivo e la circolare, tardiva, del 15 settembre 2020 da parte del MIUR che sanciva la possibilità di cantare a scuola, a patto di mantenere le ormai arcinote distanze, non viene nemmeno considerata. Vengono tutti liquidati con un “troppo pericoloso e/o complicato”. Molti di questi cori temono di ritrovarsi a breve annoverati nel prossimo gruppo.
Cori (ahimè) spariti
Il fatto che in questo gruppo ci siano “solo” 4 cori non è un sollievo, per svariati motivi. In primis perché “l’onda lunga” di questa condizione attuale – come per altri campi tra cui quello economico, sociale, educativo- deve ancora arrivare e non possiamo sapere quanti saranno i cori che spariranno. A chi ci risponde che poi ripartiremo, dovremmo esser in grado di spiegare che un coro non è un ristorante o un negozio. Far partire un nuovo coro chiede tempo, energie, condizioni soci-ambientali favorevoli e tanta fortuna. Il direttore che si era speso e si ritrova con il castello di carte abbattuto e molte carte cambiate, di dimensioni e consistenza diverse, avrà la forza di ricominciare da capo? E soprattutto, si parla di “forza d’animo”.
Ogni volta che un coro si spegne, ed in particolar modo un coro di ragazzi, si toglie energia al movimento corale nazionale, prospettive di crescita e di formazione di vivaio, con conseguente impoverimento della vita dei ragazzi e di riflesso anche delle loro famiglie allargate.
Nel palma res di questi cori che si dichiarano “spariti”, possiamo trovare svariati premi in affermati concorsi corali; ora, scrivendo su una rivista di direttori di coro non penso di dover spiegare più di tanto oltre… ma sarebbe bene che ce lo ricordassimo tutti ogni tanto che cosa vuol dire vincere un concorso o comunque piazzarsi tra i premiati. Questi ragazzi avevano fatto una scelta di formazione che spesso nei coristi si trasforma in una scelta di vita, sensibilità, impegno. E questi cori, non ci sono più!
Aggiungo poi che ho fatto la stessa domanda ai direttori di cori giovanili.
Le risposte sono state decisamente meno numerose e si possono riassumere in 2 dati essenziali: decine di cori scolastici sono stati chiusi a febbraio 2020 e non verranno riaperti in questo anno scolastico.
I cori associativi, forti anche delle competenze informatiche ben diffuse tra i giovani, stanno” tirando avanti” tra DAD, vocalità singole, attività alternative, nella speranza di poter tornare presto a cantare.
Concludendo…
A che serve tutta queste indagine, questo confronto davanti a problemi che appaiono più grandi, molto più grandi?
Non è questa la sede per toccare altre tematiche ma certamente due riflessioni mi sorgono spontanee.
La prima è che ho visto in questi mesi, a livello locale e fino all’internazionale, società sportive, la CEI per le messe e la catechesi dei ragazzi, le scuole, le accademie di danza, le scuole di musica e tante altre forme di associazionismo che riguarda i ragazzi, battersi, agitarsi e spendersi per salvaguardare le loro attività, sottolineandone ogni minuto l’importanza.
Mi sarà sfuggito, ma non ho visto altrettanta energia nel mondo corale. E questo è stato un errore! Pare quasi che possiamo subire tranquillamente e neanche tentiamo di scrollarci di dosso questa equazione canto=attività pericolosa, come se non fosse possibile svolgere la nostra attività in sicurezza e dimostrarlo, con svariati studi internazionali a supporto.
La seconda riflessione è che quando (chissà quando) si assaporerà un briciolo di normalità, quel che non si è fatto prima andrà fatto subito e in maniera estremamente amplificata.
I ragazzi hanno bisogno di essere staccati dagli schermi e riportati alla vita.