Verso un nuovo orizzonte della coralità
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Attualmente la nascita e l’ascesa di diverse realtà nel panorama corale italiano stanno generando un confronto sull’unione e sulle diversità tra le federazioni e associazioni corali. In qualità di presidente di ANDCI, una delle associazioni di riferimento in Italia, mi vedo coinvolto in questo dibattito cruciale per l’evoluzione del movimento corale e desidero offrire il mio personale contributo: riflettendo su come l’unione e la diversità si intreccino all’interno di questo contesto e mettendo in luce la necessità di un approccio rispettoso verso le diverse realtà che lo compongono.

Il mondo delle federazioni e associazioni corali italiane è ormai un universo vibrante e ricco di varietà, che abbraccia una molteplicità di tradizioni, stili e esperienze musicali. Tale diversità è fonte di una straordinaria ricchezza e vitalità – peraltro accreditata anche da enti e istituzioni nazionali e internazionali – ma può dare luogo a dinamiche complesse in termini di unione e identità. In questo senso occorre guardarsi bene dal trascurare come ogni associazione o federazione corale agisca da custode di una particolare espressione della coralità, spesso radicata in una specifica storia culturale o geografica da preservare e valorizzare, poiché incarna la ricchezza delle esperienze umane e delle identità artistiche che senza dubbio caratterizzano l’intero contesto italiano.

Tradizioni musicali e iniziative formative e culturali stimolano la comunità corale e rappresentano un tesoro comune, che – nell’interazione tra chi aspira all’unità e chi intende preservare le singole identità – porta continuamente in sé nuove sfide, a partire dalla comunicazione e dall’armonizzazione di processi, pratiche e strategie, che spesso riflettono un’ambiguità intrinseca all’ecosistema in cui, simultaneamente, operano le forme organizzative della coralità e che richiede un approccio sensibile e rispettoso.

Unione e identità, infatti, sono elementi interconnessi: l’importanza di chiarire i contorni di tale binomio non può sfuggire poiché l’unione tra diverse entità rischia l’ambiguità dell’omologazione e la perdita delle specificità. L’aspirazione all’unità tra diverse realtà organizzative – intesa come capacità di agire in sinergia – non dovrebbe implicare l’omologazione o la perdita delle specificità. Piuttosto presuppone la creazione di un ambito comune, in cui diverse voci possano convergere – polifonicamente e in armonia – attraverso processi di reciproca condivisione ed evoluzione, secondo cui ciascuno contribuisce alla crescita e all’arricchimento degli altri.

Il cardine di una simile dinamica non può che essere un approccio coerente e rispettoso. Vale a dire la disposizione, da parte di chiunque abbia responsabilità organizzative nel contesto della comunità corale, ad accogliere le differenze con apertura mentale: riconoscendo il valore intrinseco di ogni espressione e il valore di ogni contributo per l’intero panorama corale. Solo una propensione ad ascoltare e imparare dagli altri promuove un dialogo costruttivo, che favorisce la crescita e lo sviluppo reciproco, l’inclusività e l’armonia tra le parti: ciò è vero all’interno di un singolo coro, così come tra i membri di una più ampia e complessa comunità corale. Per questo promuovere la comprensione e l’accoglienza non solo permette di valorizzare e celebrare la diversità di esperienze, talenti e prospettive a favore della crescita individuale e collettiva, ma può contribuire a consolidare lo stesso tessuto sociale della comunità corale italiana.

Facendo proprie tali premesse, alla luce della coesistenza di varie organizzazioni, non è un esercizio retorico affermare che il mondo corale rappresenta sempre più un universo straordinariamente dinamico, ricco e vario, ma quasi un manifesto programmatico. Perché al centro di tale assunto sta proprio uno dei concetti fondanti il microcosmo di un coro: la dignità di ogni voce inscritta in una ideale partitura, alla cui scrittura contribuisce la mano di ciascuno.

L’equilibrio tra unione e diversità nel contesto delle federazioni e associazioni corali italiane, oltre ad essere cruciale, è anche realizzabile? Sì, a partire dalla consapevole assunzione di una prospettiva comune, condivisa nel contesto della società europea e caratterizzata dal motto Unità nella diversità, alla quale tutti sono chiamati a contribuire. Laddove l’azione di ogni forma organizzativa della coralità italiana sarà autenticamente fondata su una specifica interpretazione dei bisogni culturali e sociali espressi dalla propria comunità di riferimento – e non condizionata da maldestre strategie volte a conservare posizioni di monopolio degli uni a scapito degli altri – allora tale universo vibrante di “voci” si esprimerà come un sistema polifonico, integrato e sinergico.

Workshop, seminari, scambi culturali e ogni altra iniziativa messa in atto da ciascuna delle realtà di riferimento per la coralità italiana, se proposte come contributo al complessivo sistema corale, non costituiscono delle “minacce” per le altre: tali possono essere percepite solo da chi volesse custodire posizioni esclusive e prerogative discriminatorie ormai superate dai fatti. Al contrario, esse possono favorire lo scambio di conoscenze, tecniche e repertori, contribuendo a superare le barriere culturali e di parte, creando ponti tra varie tradizioni musicali e diversi approcci al fenomeno musicale corale. Un processo di condivisione che può costituire una fonte di ispirazione e di crescita per tutti i partecipanti, diventando una fonte inesauribile di ispirazione e arricchimento per gli artisti coinvolti, verso la costruzione di una comunità corale che si sente parte di una visione unitaria nazionale.

Queste sono le coordinate che tracciano idealmente l’orizzonte entro cui ANDCI si sente chiamata a svolgere un ruolo fondamentale, di stimolo e di sviluppo. E tali sono stati gli indirizzi programmatici che hanno ispirato anche il nostro terzo anno di attività: un 2023 vissuto all’insegna di nuovi successi e di una crescita che ha consolidato la posizione dell’Associazione Nazionale dei Direttori di Coro Italiani nell’ambito della coralità italiana.

Uno dei segni più significativi di tale successo è stata proprio la continuità nel numero di associati: un dato che evidenzia l’interesse e la fiducia che l’associazione ispira in misura crescente nel panorama musicale nazionale: sempre più direttori di coro, provenienti da ogni angolo d’Italia, scelgono di unirsi all’ANDCI, riconoscendo il valore e l’importanza di appartenere a una rete di professionisti altamente qualificati. Tanti nuovi membri, che contribuiscono a creare una comunità dinamica e vivace, pronta a condividere conoscenze ed esperienze per elevare il livello dell’arte corale nel Paese.

La qualità degli eventi promossi dall’ANDCI nel 2023 è stata un altro aspetto cruciale del successo dell’associazione. Workshops, masterclass e seminari formativi sulla scuola hanno costantemente raggiunto standard di eccellenza, raccogliendo patrocini da parte dei Comuni di Coccaglio, Monte San Savino, Assisi, Palermo e Cagliari, la collaborazione del MIM – MIM – Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti e inoltre la collaborazione con InChorus International Federation, fornendo ai direttori di coro iscritti un’opportunità unica di formazione e crescita professionale. I relatori, esperti di fama internazionale nel campo della direzione corale, hanno arricchito le esperienze formative con approfondimenti preziosi e stimolanti.

Le prospettive per il 2024 sono dunque molto promettenti, con progetti ambiziosi che includono collaborazioni internazionali, l’organizzazione di eventi di risonanza nazionale e la creazione di programmi formativi sempre più specializzati ed efficaci. L’obiettivo è sempre quello di continuare a promuovere l’eccellenza artistica, la formazione continua e l’innovazione nel settore, spingendo i confini della coralità italiana verso nuovi orizzonti.

Orizzonti su cui si proietta il profilo presente e futuro di ANDCI, sempre più in prima linea nel mondo dell’arte corale.

Roberto Maggio
Presidente ANDCI

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Roberto Maggio

Docente di Flauto presso il Conservatorio di Musica di Avellino. Visiting Professor presso Truman State University, University of Columbia-Missouri (USA), Silla University of Busan (Corea del Sud), Aichi Prefectural University of Fine Arts and Music (Nagoya - Giappone). Ha tenuto concerti in Italia, Austria, Olanda, Grecia, Polonia, Corea del Sud, USA, Cina e Giappone. Come direttore dell'Orchestra Giovanile del Conservatorio di Musica di Avellino ha tenuto concerti in Italia, Lituania, Turchia. In conservatorio collabora con Rosario Totaro ai laboratori per ensemble vocali. Ha iniziato i corsi di direzione corale con Guido Messore. Ha frequentato i corsi della Scuola Superiore di Formazione per direttori di coro della Fondazione “Guido D’Arezzo”. E' direttore del Coro Laeti Cantores di Salerno e dell'Ensemble Vocale Academia. Ha tenuto masterclass corali presso la VDU University di Kaunas (Lituania) e la University Of Winchester (UK). Ha diretto, in qualità di direttore ospite, in Francia (Ensemble Vocale LA SESTINA di Nizza), in Giappone (Coro da Camera della Aichi Prefectural University di Nagoya), in Regno Unito (Winchester Consort, coro da camera della University Of Winchester e l’Ensemble Vocale ACADEMIA) presso la locale cattedrale. È membro della ACDA (American Choral Directors Association)
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