Il Coro di voci bianche Lautitia
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Ungheria: è ancora il paese dei cori infantili? La situazione dei cori per bambini e ragazzi in Ungheria si è notevolmente deteriorata negli ultimi decenni, con solo poche decine di cori attivi nel Paese che seguono i principi di Kodály, e ciò per una serie di ragioni. Sebbene la situazione non sia disperata, richiede chiaramente un intervento.

Al momento della morte di Kodály nel 1967, e nei due o tre decenni successivi, quasi tutte le scuole avevano un coro, soprattutto grazie all’opera del Maestro. Cantare nel coro era parte dei normali doveri per tutti i bambini e per questo aveva un senso l’iniziativa „Gioventù Canora”, con i giovani cantanti che si riunivano in ogni grande città per dare prova delle loro conoscenze e capacità. Ai tempi della mia infanzia, negli anni ’90, si trattava di una grande manifestazione che durava un intero giorno ed era considerato l’evento musicale più importante e prestigioso dell’anno. Oggi è degenerato in una riunione di pochi cori e l’interesse del pubblico si è affievolito. 

Zoltán Kodály, compositore, linguista, filosofo, etnomusicologo ed educatore ungherese
Zoltán Kodály, compositore, linguista, filosofo, etnomusicologo ed educatore ungherese

Anche il numero di lezioni di canto in un normale programma scolastico è stato ridotto a solo una alla settimana, perché i bambini hanno troppi impegni ed è stata fatta la scelta di ridurre il loro carico di lavoro in questo modo. Così però è diminuito non solo il livello di conoscenza musicale dei bambini, ma anche l’immagine e la posizione sociale della musica cantata e dei cori. Conseguenza diretta di tutto questo è che, in assenza di un’educazione artistica completa, ci sono sempre meno adulti che consumano cultura, meno persone che vanno ai concerti e meno gente che canta nei cori.

È cambiato completamente anche il gusto dei giovani. Se da un lato è normale che questo sia in continua evoluzione, dall’altro mi sembra che questo cambiamento abbia subito un’accelerazione anomala negli ultimi tempi. Di conseguenza noi, che non siamo più così giovani, non siamo nemmeno sicuri di capire cosa sta succedendo a loro, intorno a loro. Se propongo brani che 10 anni fa erano i preferiti del coro, ora i coristi mi guardano straniti, chiedendomi se davvero penso che li canteranno. È difficile capire cosa sia cambiato, se davvero lo stesso brano sia diventato da meraviglioso a improponibile in soli 10 anni. 

Nella nostra società alienante, che vive in uno spazio digitale, la cultura ha fondamentalmente perso il suo vecchio ruolo, ed è nostra responsabilità di rappresentanti della cultura stare al passo con questi cambiamenti. Non è un compito facile, ma credo di avere alcune idee per trasmettere ai giovani di oggi il patrimonio e le belle esperienze che si possono fare attraverso il canto corale.

Ci sono buoni esempi e credo che la nostra istituzione, il nostro sponsor e il nostro coro stiano andando nella direzione giusta.

I nostri sponsor, la Chiesa greco-cattolica d’Ungheria e il Metropolita Fülöp Kocsis, si preoccupano molto dell’educazione musicale, non solo perché il canto è parte integrante della liturgia greco-cattolica, ma anche perché vedono il valore e gli effetti benefici della musica. La nostra scuola ha 4 cori (il Coro Voci Bianche Arcobaleno – coristi di 7-10 anni; il Coro Voci Bianche Lautitia – 11-16 anni; il Coro Giovanile Lautitia – 16-24 anni e il Coro da Camera Lautitia – per tutti coloro che hanno più di 24 anni) e, pur essendo la nostra solo una scuola primaria (per bambini dai 7 ai 14 anni), con l’aiuto e la motivazione degli studenti che tornano ogni venerdì, siamo riusciti a creare un’intera istituzione corale. Quando i bambini finiscono le elementari, riusciamo a “contagiarli” con l’amore per la musica corale al punto che hanno il desiderio di continuare. Noi diamo loro l’opportunità di farlo attraverso il nostro coro misto giovanile. Dei 20-25 alunni delle classi dell’ultimo anno, una percentuale variabile di loro rimane nel coro giovanile, in altre parole, in media una decina di ragazzi all’anno continua il lavoro iniziato insieme. Questa è la forza del coro giovanile. Siamo naturalmente aperti anche a nuovi membri esterni alla scuola, ma negli ultimi 20 anni abbiamo avuto solo 5 membri di questo tipo nel nostro coro. Non so la ragione precisa del perché i membri esterni siano così pochi, ma sospetto che possa essere molto difficile inserirsi in una comunità consolidata, e solo chi ha grande umiltà e determinazione può riuscirci.

Penso che il coinvolgimento delle chiese nell’educazione sia in crescita e probabilmente questo potrebbe essere una buona spinta per la rinascita della musica corale. Le chiese hanno la fantastica capacità di creare comunità di cantori e di dare una più ampia portata sociale alle azioni intraprese, utilizzando gli strumenti di costruzione della comunità, che fanno naturalmente parte dell’agire quotidiano delle chiese. Inoltre, sono convinto che i valori cristiani siano strettamente allineati con i desideri morali del canto corale, così che l’educazione cristiana e l’educazione attraverso la musica e il coro possano andare di pari passo.

Oggi, quasi il 100% dei cori infantili e giovanili ungheresi è affiliato a qualche tipo di istituzione educativa o chiesa, a cui forniscono organicamente un’offerta musicale; mantenere un coro senza il supporto di una di queste istituzioni è un compito molto difficile per i colleghi direttori di coro. Non dico che non sia possibile, ma questo rende molto più difficile la pianificazione a lungo termine.

Anche i compositori contemporanei hanno un ruolo importante nell’indirizzare i giovani verso il canto corale, poiché la creazione di opere corali moderne, contemporanee nel senso migliore del termine e che rispondono alle aspettative dei tempi, mostra ai giovani che la musica classica è valida e può persino essere “cool”. Fortunatamente, in Ungheria ci sono innumerevoli compositori di talento e impegnati in questa causa, i primi che mi vengono in mente sono: Péter Tóth, János Vajda, György Orbán, Miklós Csemiczky, Levente Gyöngyösi, Máté Bella, Bence Kutrik, Tamás Beischer-Matyó e Máté Balogh, ma ce ne sono anche altri. Naturalmente, cerchiamo di integrare nel nostro repertorio non solo le opere di autori ungheresi, ma anche quelle di autori stranieri e cantiamo volentieri le loro composizioni. Personalmente, ho molti buoni contatti con compositori esteri e sono felice di connettermi con loro per costruire un repertorio più vario e approfondire ulteriormente le relazioni artistiche tra le nazioni.

Mi preoccupo di inserire nella nostra vita quotidiana anche produzioni che vadano oltre la musica corale in senso stretto. Per questo motivo, ci esibiamo regolarmente in produzioni teatrali, soprattutto opere, con l’Orchestra Filarmonica Kodály di Debrecen, oltre che in pregevoli produzioni di musica leggera. Faccio molta attenzione alle proporzioni, perché il canto corale deve comunque restare al primo posto, ma cerco di trovare uno spazio sano e sobrio anche per il resto. Sono convinto che l’incontro con esponenti di spicco di altri generi allarghi la visione del mondo e sviluppi il carattere e il gusto dei bambini.

Fortunatamente, in Ungheria sono ancora attivi alcuni ensemble davvero eccellenti, che rappresentano degnamente la cultura e il movimento corale ungherese. Tra i cori infantili e giovanili, mi piace citare, senza pretesa di esaustività: il Cantemus Children’s Choir, famoso in tutto il mondo, diretto da Dénes Szabó, o qualsiasi ensemble della Zoltán Kodály Hungarian Choir School di Budapest (Ferenc Sapszon), gli ensemble della Kodály School di Kecskemét diretto da László Durányik, o il coro infantile della Kodály Primary School di Marczibányi teri, a Budapest, di Csilla Őri e Eszter Uhereczky. 

Oltre ai cori sopra citati, cerchiamo anche di sviluppare buone relazioni professionali e umane con cori stranieri, perché ritengo molto importante conoscere altre culture e fare più amicizie possibili, perché questo serve anche allo sviluppo del carattere dei nostri piccoli cantori. Inoltre, esibirsi in vari festival o concorsi offre esperienze impossibili da realizzare in un viaggio con la famiglia. Pertanto, l’obiettivo principale non è solo quello di conoscere il mondo, ma di usare la musica come mezzo per condividere esperienze meravigliose con altre persone, per crescere esseri umani completi che sappiano stare al mondo e condurre una vita felice ed equilibrata. 

 

Ungheria: è ancora il paese dei cori infantili?

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Ungheria: è ancora il paese dei cori infantili?

About Post Author

József Nemes

József Nemes nasce nel 1983 e fin dagli studi elementari si occupa di musica. In precedenza anche cantore, dal 2007 dirige il coro di voci bianche. Dopo aver fondato gli altri due cori, il Coro giovanile misto Lautitia e il Coro da camera Lautitia, si è impegnato a rappresentare non solo la diversificata vita culturale della sua città natale, Debrecen, ma anche la Chiesa greco-cattolica e i suoi principi morali. Il suo lavoro si basa fondamentalmente sulla teoria di Zoltán Kodály che è un punto di riferimento molto importante anche per i cantori. Il suo obiettivo è trasmettere piacere ed emozioni profonde durante le loro esibizioni e vivere momenti eccezionali con i coristi. La sua vocazione musicale e pedagogica è stata riconosciuta con 8 premi speciali internazionali come direttore di coro. Inoltre vinse i premi Artisjus, Bonis Bona, Saint Gerald e divenne anche Educatore Eccellente della città di Debrecen. È stato membro della giuria internazionale a Varna e Gorizia nel 2017. Tuttavia il più grande piacere e feedback per lui è che la comunità è una parte stabile e fondamentale non solo dei suoi coristi ma anche della sua vita.
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