Note in gara: sfide e opportunità nei concorsi di composizione corale
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Note in gara: sfide e opportunità nei concorsi di composizione corale: La realtà dei concorsi di composizione è in continua espansione in questi ultimi decenni, ed inserita quale elemento caratterizzante di molti concorsi di esecuzione, diventandone fiore all’occhiello. Incoraggiati ed elogiati da molti, questi vengono da taluni anche osteggiati e considerati un vero e proprio male per il mondo creativo. Su quest’ultima posizione si pensi alla vicenda di Bela Bartok che, per un concorso andato male, indetto dalla Commissione Ungherese per le Belle Arti, si espresse con l’ormai famoso “le competizioni sono per i cavalli, non per gli artisti”, oppure Franz Liszt che venne bocciato in Conservatorio a Parigi allora diretto da Cherubini, o ancora Maurice Ravel con il concorso Grand Prix de Rome che tenta ben cinque volte, quando all’epoca era già un compositore affermato dallo stile rinnovatore: forse è proprio quello stile ad indisporre la giuria, legata ad un’idea conservatrice della musica, tra l’altro guidata da nomi illustri come Theodore Dubois – allora direttore del Conservatorio – che, per la vicenda e l’eco feroce della stampa, fu successivamente costretto a dimettersi. Venne fuori addirittura che un giurato volesse privilegiare il proprio allievo.  Paradossalmente Ravel ottenne da questo “scandalo” una grande pubblicità.

Spartito Agnus Dei
Spartito Agnus Dei

Sono esempi da cui possono scaturire alcune domande che credo ogni compositore si ponga nell’istante in cui decida di sottoporre la propria musica ad una giuria: è giusto mettere l’arte in competizione? Piacerà il mio stile e l’idea musicale? Ci saranno privilegi per uno stile anziché un altro? La pregiudiziale sui gusti musicali può compromettere l’esito? La lista sarebbe ancora lunga…

Domande probabilmente legittime, ma che oggi difficilmente trovano ragion d’essere a motivo della qualità delle giurie, del rigore dei punti di valutazione, del lavoro di lettura che è facilitato anche dall’avvento dei mezzi digitali e dal lavoro in rete, per cui difficilmente si possono presentare situazioni irregolari.

Perché partecipare ad un concorso di composizione? In tutto il mondo ce ne sono centinaia toccando tutte le categorie. Quale è lo scopo? 

Personalmente reputo i concorsi un’esperienza positiva, che si vincano o meno. Questi sono, ad oggi, una concreta possibilità di espansione, offrendo una serie di vantaggi al compositore emergente, il più importante tra questi quello di poter presentare la propria musica. Può anche accadere che il lavoro sia oggetto d’interesse per una pubblicazione e incisione, ottenendo tutti vantaggi di divulgazione che oggi la tecnologia mette abbondantemente a disposizione, innescando automaticamente processi virtuosi in cui tutti i settori crescono reciprocamente, garantendo così linfa sempre nuova alla coralità.

Spartito Quem Vidistis
Spartito Quem Vidistis

Ma attenzione a non assolutizzare. Credo, infatti, che non sia l’unica strada da intraprendere, quasi che questo sia l’obiettivo primario ed il fine ultimo. È vero, i concorsi possono offrire importanti gratificazioni, ma la gloria tende ad esaurirsi e il rischio è quello di oscurare gli elementi più genuini ed originali della propria personalità e creatività.

Un altro aspetto è l’imprinting da dare alle proprie composizioni. In una competizione corale o commissione, il modo più semplice per distinguersi potrebbe essere scrivere musica che mira ad “essere sé stessa”, più che originale direi “originaria”, senza preoccuparsi eccessivamente di inventare, ma con uno stile diverso da quello che si può attendere e quanto più possibile aderente al testo. Importante è scegliere un testo efficace (a meno che non venga dato). L’obiettivo è incuriosire la giuria prima ancora che abbia sentito o visto una nota del tuo spartito: un testo che piace significa anche più facilità nel musicarlo. A questo proposito pongo molta attenzione a quali progressioni armoniche evocano la mia musica e se certe scelte musicali possano apparire troppo ovvie. Mi chiedo sempre quale sia l’approccio più adatto a quel testo preferendo un linguaggio fresco, scorrevole e aderente all’idea d’impianto. Quando scrivo mi capita spesso di abbozzare, ma dopo alcune ore metto tutto in discussione, cancello e riparto in maniera frenetica, annullando quasi la dimensione spazio-temporale. Questo “scavare dentro” termina quando trovi una certa dimensione e ne ricavi soddisfazione. Penso sia fondamentale, oltre alle tecniche tradizionali, conoscere una serie di tecniche che attingono alle cosiddette avanguardie, adoperandole nella misura confacente all’esecuzione da parte di cori amatoriali o professionali.

Così è stato per il concorso internazionale “Francesco Siciliani” indetto dalla Fondazione Perugia Classica, dove ho ottenuto il premio del pubblico e una splendida esecuzione da parte del St. Jacobs Chamber Choir diretti da Gary Graden, o recentemente per i premi ottenuti in Giappone con il Metropolitan Choir of Tokyo diretti da Ko Matsushita. Conoscevo le superlative qualità di questi cori e per questo mi sono spinto “oltre”, verso una proposta musicalmente più ricercata e una visione diversa.

Qualche illustre compositore (Whitacre) ha detto “Non preoccuparti di vincere. Fa tutto parte del gioco. Non vincere è un ottimo modo per abituarsi a continuare a scrivere, ad andare avanti”: Verissimo!

Per molti concorsi vinti ce ne sono altrettanti, se non di più, non vinti. Una mancata vittoria in concorso non influisce sulla qualità della tua musica, ma significa semplicemente che la tua proposta non era la più adatta rispetto ad altri approcci artistici. Per me, è stato un modo per sviluppare linfa nuova e godere della diversità di vedute, analizzare e scoprire nuove tecniche, dando più spinta e motivazione a questa esaltante attività. 

Note in gara: sfide e opportunità nei concorsi di composizione corale

About Post Author

Salvo Gangi

Ha studiato al Conservatorio di Musica "Vincenzo Bellini" di Catania, Italia. Si è specializzato presso la Scuola Internazionale di Specializzazione Musicale (Bobbio -PC) con Hans Deinzer (Orchestra Filarmonica di Norimberga), Fabrizio Meloni (Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala) e Antony Pay (Royal Philharmonic Orchestra). Si è laureato in Teologia presso lo "Studio Teologico San Paolo" di Catania, discutendo una tesi sulla musica sacra. Ha studiato composizione e direzione di coro presso il Conservatorio di Musica "Vincenzo Bellini" di Catania e l'Università di Messina (SSIS) con: A.Barbarossa, M.Leonardi, Elisa Poidomani, Carmelo Crinò, Bruno Tirotta. Repertorio polifonico con i docenti: Bruno Zagni, Walter Marzilli, Sebastian Korn, musica elettronica con Piero Cusato e Stanislao Giacomantonio.
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