Studiare e curare la leadership riveste un ruolo di sempre maggiore importanza per un direttore di coro. Per questo motivo nella classe di Direzione di Coro per Didattica del Conservatorio di Monopoli abbiamo lavorato, nell’a.a. 2022-2023, in cooperative learning sul bestseller Le Armi della Persuasione di Robert Cialdini, psicologo americano. Come spiegheranno di seguito gli studenti del biennio in Didattica della Musica da me seguiti, studiare le osservazioni di Cialdini è stato particolarmente interessante e istruttivo per indagare le esigenze e le potenzialità di una buona leadership in ambito direttoriale musicale. Attraverso questo link il lettore potrà accedere alle slides predisposte a mo’ di riassunto graficamente curato per seguire il testo di riferimento e poterne rintracciare agilmente i punti focali. Auspichiamo cordialmente che questi materiali raggiungano l’interesse di alcuni colleghi e possano servire per far conoscere quegli aspetti che troppo spesso vengono visti come extra-musicali.
GLI STRUMENTI (POTENTI) DEL COMMERCIO, LUCIA SCRASCIA
Nella parte introduttiva del libro, Cialdini sostiene di essere stato per anni facile preda di venditori ambulanti, raccolte di beneficenza e quant’altro, considerando questo il motivo per il quale si sia avvicinato allo studio dell’acquiescenza, parte da qui per individuare i principi che influenzano la tendenza a dire di sì che egli chiama leve della persuasione. Arrivando alla conclusione che, nonostante esistano migliaia di tattiche diverse che i professionisti della persuasione impiegano per ottenere l’assenso, la maggior parte di questi rientrano in sette categorie di base, ciascuna delle quali fa riferimento a un principio psicologico fondamentale che orienta il comportamento umano: reciprocità, simpatia, riprova sociale, autorità, scarsità, impegno, coerenza e unità. Vengono valutate in base alla capacità di produrre un tipo specifico di accondiscendenza in maniera automatica e quasi inconsapevole e l’ordine con i quali vengono attuati è strettamente legato al tipo di accondiscendenza da voler ottenere. Se pensiamo ad un coro come un gruppo che lavora in sinergia per il raggiungimento di determinati risultati, allora sicuramente alimentare una relazione positiva e ridurre l’incertezza sono le strategie principali da attuare, motivare all’azione diventa quindi l’obiettivo principale.
L’ANTICO ADAGIO DEL “DO UT DES“, DONATO CELLARO
L’arma persuasiva del do ut des si basa sulla reciprocità, cioè il senso di dover restituire un favore o un gesto gentile. Nel ruolo del direttore di coro, questa strategia può essere applicata in modo pratico creando un ambiente di reciprocità tra i membri del coro. Il direttore può, per esempio, riconoscere e apprezzare il lavoro dei cantanti, offrendo loro feedback positivi e gratificazioni per il loro impegno. Anche fornire opportunità di crescita e sviluppo, come workshop o collaborazioni con artisti esterni, può creare un senso di valore aggiunto per i partecipanti, che si sentono spinti a dare il massimo. Inoltre, promuovere l’interazione e il sostegno reciproco all’interno del coro crea un clima di scambio positivo, in cui ogni membro si sente coinvolto e motivato a contribuire al successo del gruppo. Utilizzando lo strumento del do ut des, il direttore di coro può stimolare un impegno più profondo da parte dei cantanti, creando un ambiente di collaborazione e reciproco sostegno per ottenere ottimi risultati nelle prove e nelle esibizioni.
IL LADRO AMICHEVOLE, ALESSANDRA GALLO
Nel terzo capitolo, Robert Cialdini esplora i meccanismi psicologici che inducono a fidarsi di un interlocutore quando questo presenta caratteristiche e atteggiamenti ben connotati. Attrazione fisica, somiglianza, elargizione di complimenti, familiarità, condizionamento e associazione sono alcuni dei fattori che possono essere sfruttati per scopi persuasivi e numerose sono le tecniche che l’autore annovera come efficaci. Fra quelle di maggior interesse pedagogico ricordiamo la tecnica di altercasting e la metodolgia delle jigsaw classroom. La prima prevede l’assegnazione di un determinato ruolo sociale che induca ad assumere comportamenti ad esso coerenti, mentre la seconda premia la cooperazione nella risoluzione di problemi condivisi. Le armi fornite da Cialdini (contestualmente a utili consigli su come difendersi da esse) diventano strumenti indispensabili per chiunque si trovi a dover gestire un gruppo di persone, ancor di più se queste formano un ecosistema sociale tanto delicato quanto quello di un coro. Al suo interno è infatti essenziale che ruoli e compiti vengano definiti e svolti con la giusta predisposizione d’animo e non come conseguenza di un’imposizione autoritaria. Fare leva su meccanismi di empatia e socializzazione rafforza quindi la fiducia fra coro e direttore, migliorando la qualità dei rapporti interpersonali e creando un ambiente sereno e cooperativo in cui poter lavorare al meglio.
RIPROVA SOCIALE, ENRICO QUIRINO
Il meccanismo della riprova sociale, scavalcando lo stesso principio di realtà, può condizionare a livello inconscio le scelte e l’agire di un individuo, il quale a certe condizioni si adegua acriticamente a ciò che vede fare (o non fare, c.d. ignoranza pluralistica) dagli altri e tende a replicarlo a sua volta: quando è incerto (mancanza di informazioni oggettive, esperienza diretta scarsa o assente), quando osserva i molti (più soggetti sono omologati e più le loro scelte appaiono legittime, auspicabili e corrette), quando sussiste una certa somiglianza con chi prende a modello (sull’assunto che condizioni personali analoghe siano trattabili con gli stessi sistemi). Nell’ambito della direzione di coro può risultare un’arma a doppio taglio: da un lato, se non si riesce a suggestionare tutti i componenti del coro basterebbe tentare con un gruppo ristretto che – preso a esempio – a sua volta possa influenzare tutti gli altri; allo stesso modo, prevedere nel repertorio alcuni brani conosciuti può rendere l’attività un polo di attrazione non indifferente semplicemente sfruttando il fattore popolarità. D’altra parte, una mancata cura dei dettagli esecutivi è un tacito assenso e una conferma dell’esattezza di quel dato rispetto alla replica collettiva degli stessi errori; analogamente la promozione e la cura dell’immagine possono giocare un ruolo determinante, dato che recensioni positive – non importa se veritiere, purché esistano – portano certi gruppi a essere chiamati e preferiti rispetto ad altri anche più preparati esattamente come accade per la vendita dei prodotti.
AUTORITA’ – LA DEFERENZA GUIDATA, FRANCESCO BIANCO
La figura definita come autorità all’interno di un gruppo quale possa essere un coro è determinante sia allo svolgersi delle ripetute attività del coro che all’obiettivo finale che è, normalmente, quello dell’esecuzione musicale attraverso una qualsiasi performance, e non ultima quella dell’evoluzione del coro stesso. Consapevolmente o meno, quanto più un direttore risulta avere un gradiente di autorità notevole, tanto più ci si adeguerà ai suoi insegnamenti. Il risultato sarà quindi migliore rispetto ad una figura poco autorevole, a condizione ovviamente che le sue competenze siano reali. Un corista che vede un direttore come autorevole ‘obbedirà’ in modo incondizionato, anche andando contro le sue convinzioni, in termini di tecnica, scelte musicali, interpretazioni, … Questo, potrebbe condurre ovviamente in un territorio sbagliato, fatto di scelte eventualmente non coerenti con lo stile oppure semplicemente di risultati poco esaltanti dovuti alla modalità click-run alla quale è soggetto quel corista che abbia un direttore ‘professionista della truffa’ che si avvale di titoli paventati e di un’immagine costruita ad hoc. Tali concetti non hanno necessaria- mente solo le caratteristiche legate alla conoscenza della materia, ma anche la gentilezza, la cordialità, l’interesse del gruppo possono far aumentare la percezione della competenza, così come ad esempio, un direttore che ammetta i suoi limiti può essere percepito più affidabile di uno che sappia solo decantare le proprie imprese.
SCARSITA’ – LA REGOLA DEI POCHI, GIUSEPPE BRANDONISIO
La paura di non poter possedere qualcosa è un sentimento innato nell’uomo, poiché ci viene privata la libertà di poterne godere. Una delle armi alla quale Cialdini ci mette davanti nel suo libro è appunto quella della scarsità che si basa proprio sul limitare la possibilità che qualcuno possa ottenere qualcosa in modo da renderla più ambita o quantomeno farne capire l’importanza. Nell’ambito corale possiamo associare questo concetto ad esempio al ruolo del solista che viene bramato e desiderato da molti e, in un gruppo corale coeso, può spingere tutti a una sana competizione che migliori l’individuo e il rapporto interno dell’intero gruppo. Oppure se pensiamo invece dal punto di vista dello spettatore questa teoria della scarsità si applica alla quantità di elementi di cui il coro è provvisto: se il coro avrà pochi membri il pubblico potrà pensare che chi sta cantando faccia parte di un’élite di cantori specializzati, mentre se il coro è composto da tanti coristi si tenderà a non ascoltare il singolo individuo ma a osservare il coro solo nel suo insieme.
IMPEGNO E COERENZA, GLI SPAURACCHI DELLA MENTE, LORY DELLEDERA
Quando si parla di impegno e coerenza si fa riferimento alla manipolazione della mente umana. In particolare Cialdini traccia una distinzione tra coerenza e incoerenza. La coerenza è vista come caratteristica positiva in un individuo, mentre l’incoerenza ne delinea i tratti negativi. Anche la coerenza può avere tratti negativi: quindi parliamo di coerenza automatica e/o cieca coerenza. La coerenza automatica è una miniera d’oro per gli approfittatori perché l’individuo viene invogliato a comportamenti che di solito non avrebbe. La cieca coerenza corrisponde ad una scorciatoia e ci porta ad agire con automazione senza rifletterci. In un gruppo corale la cieca coerenza porta l’individuo ad accettare anche situazioni sgradevoli per essere coerente con l’impegno preso. Mentre la coerenza automatica porta l’individuo che ha preso l’impegno a lasciarsi trasportare dalla situazione senza impegnarsi troppo.