Il Panorama Corale Irlandese
L’Irlanda è conosciuta come la terra dei santi e degli accademici. La sua cultura è tanto diffusa quanto la sua diaspora in tutto il mondo. Sono famosi i grandi della letteratura, tra i quali James Joyce, W. B. Yeats e Samuel Beckett, così come alcune icone della musica popolare, tra cui gli U2, i Cranberries e Sinéad O’Connor. In molti paesi si trovano fiorenti comunità di musica tradizionale irlandese, sostenute da gruppi internazionali come The Chieftains. Il canto corale, nonostante esista in diverse forme nell’Irlanda da oltre un millennio, è spesso trascurato nel canone della cultura e dell’arte nazionale e non ha goduto della stessa attenzione del pubblico in generale. Non ci sono testimonianze di una forma locale di polivocalità e l’associazione storica della musica corale con l’egemonia protestante britannica e la musica religiosa non autoctona ha portato alla spiacevole ipotesi che la musica corale — insieme ad altre forme di musica classica — non abbia un posto nella sua storia culturale. Nonostante questi problemi, la nazione possiede un ricco repertorio corale di compositori sia storici, sia contemporanei, il cui lavoro merita maggiore attenzione sulla scena mondiale. Ecco una sintesi dei contributi di alcuni di questi grandi compositori.
Il compositore corale più famoso che l’Irlanda abbia prodotto è, ovviamente, Charles Villiers Stanford (1852-1924), di cui quest’anno si celebra il centenario. Il suo famoso brano “The Blue Bird” è stato descritto da Herbert Howells come di “una bellezza essenziale”1.
Accanto a questo suo capolavoro si trova “Heraclitus”, meno conosciuto ma altrettanto commovente, e i suoi “Tre mottetti latini, op. 38”, adatti a qualsiasi programma di concerto corale a cappella. Stanford ha composto un vasto repertorio di musica sacra per le funzioni anglicane, tra cui diversi servizi completi e nove versioni del “Magnificat” e del “Nunc dimittis”. Le sue opere per orchestra e coro meritano un’attenzione maggiore, in particolare il “Requiem, op. 63” e la “Messa in sol, op. 46”. Sebbene sia nato a Dublino, Stanford è spesso associato alla musica corale britannica. Lasciò l’Irlanda all’età di diciassette anni per studiare musica a Cambridge e rimase in Inghilterra per insegnare e dirigere a Cambridge e al Royal College of Music di Londra. Ha insegnato composizione ad alcuni dei più influenti compositori britannici del XX secolo, tra cui Ralph Vaughan Williams e Gustav Holst, legandosi così allo sviluppo della musica classica britannica. Nato in una famiglia anglo-irlandese durante la dominazione britannica dell’Irlanda, si identificava come un unionista2. Perciò, è probabile che lui stesso non si sarebbe turbato dalla sua associazione con la britannicità, sebbene per alcuni in Irlanda questa cancellazione della rivendicazione di Stanford sia simile alla descrizione di Liszt come un compositore “austriaco” per un ungherese.
Recenti studi hanno attirato la meritata attenzione sulla musica di Ina Boyle (1889-1967). Nata da una ricca famiglia anglo-irlandese nella contea di Wicklow, Boyle scrisse musica vocale in modo prolifico. Si recò a Londra per studiare composizione sotto la guida di Vaughan Williams, che fu un fiero sostenitore del suo lavoro. I suoi “Inni gaelici” per coro misto sono riflessioni contemplative sulle preghiere gaeliche scozzesi di Alexander Carmichael. Gran parte della musica corale di Boyle giace manoscritta negli archivi del Trinity College di Dublino, e richiede ancora un lavoro di recupero da parte di accademici ed editori simile ai recenti sforzi per pubblicare la sua musica vocale3.
Molti dei compositori corali storici irlandesi sono sorti in un ambiente anglo-irlandese. Le ragioni sono molteplici: la musica corale era strettamente associata alla Chiesa anglicana e l’apice dell’espressione corale in Irlanda sotto la dominazione britannica proveniva dalle cattedrali protestanti4. A causa delle Leggi Penali (1695-1829), che escludevano i cattolici dall’istruzione, dall’eredità delle terre e da molte altre forme di mobilità sociale, il lusso di un’educazione musicale classica era fuori dalla portata di molti cattolici irlandesi. Dopo l’indipendenza nazionale nel 1921, l’Irlanda attraversò un rapido cambiamento sociale e i compositori trovarono nuovi modi di affrontare la musica corale da una prospettiva nazionalista e internazionalista.
Nel corso del XX secolo, i compositori corali irlandesi hanno affrontato in modo diverso la questione della fusione tra l’identità nazionale e la tradizione importata della musica corale. Alcuni, come Carl Hardebeck (1869-1945) e Éamonn Ó Gallchobhair (1906-1982),
adottarono un’estetica tradizionalista nelle loro composizioni. Hardebeck arrangiava le canzoni popolari attenendosi rigorosamente alle qualità ritmiche e modali del materiale di partenza, mentre Ó Gallchobhair scriveva articoli a favore dell’atavismo nella composizione classica irlandese, sostenendo che “la novità nell’arte è mera volgarità, e una cosa nuova è forte solo quando ha profonde radici nel passato”5. Questa posizione fu rimproverata dal collega Aloys Fleischmann (1910-1992), chi respinse gli appelli di Ó Gallchobhair all’atavismo e criticò Hardebeck per aver sacrificato la sua individualità per attenersi strettamente alle fonti popolari6. “Na Trí Captaení Loinge” di Fleischmann incorpora la tradizione irlandese del lilting, in cui gli esecutori cantano melodie strumentali tradizionali su sillabe senza senso. Alcuni compositori come Rhoda Coghill (1903-2000) e Brian Boydell (1917-2000), hanno guardato alla musica contemporanea europea per trovare ispirazione. “Out of the Cradle Endlessly Rocking” di Coghill, per orchestra, coro e tenore solista incorpora influenze di Debussy e Stravinsky, mentre le opere di Boydell presentano sonorità contemporanee come l’ottatonicismo e le scale intere. Il Concilio Vaticano II ha permesso l’uso della lingua vernacolare durante la Messa, consentendo ai compositori cattolici di incorporare per la prima volta l’irlandese nella musica sacra. L’opera più influente è “Ceol an Aifrinn” (1968) di Seán Ó Riada (1931-1971). Le impostazioni della Messa di Ó Riada sono per coro all’unisono con un semplice accompagnamento d’organo, descritto da John O’Keefe come “canto vernacolare”7. L’offertorio “Ag Críost an Síol” è diventato un inno popolare per le messe e le cerimonie irlandesi ed è stato arrangiato per coro SATB da Mark Armstrong.
Il panorama nazionale è fiorito negli ultimi anni con compositori focalizzati sulla musica corale, programmi di formazione, concorsi, case editrici ed ensemble. Cori da camera amatoriali come New Dublin Voices, The Mornington Singers e Cuore hanno vinto premi in prestigiosi concorsi in tutta Europa. I concorsi internazionali dei festival corali di Cork e Derry attirano i migliori ensemble da tutto il mondo, mentre Sing Ireland, un’organizzazione di promozione nazionale del canto corale, ospita ogni anno una scuola estiva di direzione di coro con docenti internazionali molto acclamati. Il paese conta con due case editrici di musica corale, Cailíno e Seolta, oltre al Contemporary Music Centre che pubblica anche molte opere corali. Negli ultimi decenni si è registrato un alto numero di compositori che si sono specializzati nella musica corale, sviluppando questo genere a livello nazionale e creando un corpus di repertorio vario e avvincente.
Uno degli ensemble più famosi (anche all’estero) è Anúna, fondato e diretto dal compositore Michael McGlynn (n. 1964). L’approccio compositivo di McGlynn fonde testi e canzoni tradizionali irlandesi con fonti contemporanee e medievali, creando un genere quasi storico di musica corale dal sapore antico. La sua produzione comprende brani originali su testi autoctoni, come “An Oíche” e “August”; arrangiamenti di canzoni tradizionali, come “Siúil a Rúin” e “’Sí do Mhaimeó Í”; opere sacre come “O Maria” e “Media Vita”; infine, arrangiamenti di canzoni popolari internazionali, come “Mo Li Hua” e “Monoke Hime”. Le opere di McGlynn sono autopubblicate e molte sono state scritte appositamente per essere eseguite dai suoi ensemble. Il suo lavoro è altamente postmoderno in quanto approccio all’interpolazione, alla frammentazione e alla combinazione di fonti disparate di antiche tradizioni8.
Un altro compositore contemporaneo con un vasto repertorio corale è Rhona Clarke (n. 1958). La sua produzione comprende opere sacre e profane, per lo più a cappella, ed è caratterizzata da “approcci sensibili al testo, vitalità ritmica, metri che cambiano frequentemente e tonalità contemporanea”9. La sua ambientazione della poesia di Ulick O’Connor “The Kiss” è caratterizzata da parole espressive, tempi in chiave mutevoli e una tonalità ottatonica sapientemente intrecciata, che la rendono una scelta efficace per il repertorio delle competizioni. Il suo cantico medievale “Lullay My Liking” è un lavoro semplice ma inquietante, ed è un’efficace introduzione ad armonie più dissonanti per i cori studenteschi.
L’Irlanda è la patria di numerosi compositori fantasiosi e creativi, autori di nuove composizioni e di interessanti arrangiamenti di musica popolare. Compositori emergenti come Laura Sheils e Éna Brennan hanno scritto nuove opere che sono diventate frequenti nei programmi di concerto oltre i confini nazionali. Seán Doherty, originario di Derry, ha composto accattivanti opere su testi di poeti e donne irlandesi, tra cui “I am the World”, commissionato dal World Youth Choir nel 2019. Eoin Conway e Desmond Earley sono gli arrangiatori più prolifici, con un’ampia raccolta di arrangiamenti per voci miste disponibili presso gli editori musicali sopracitati. Questi sono solo dei piccoli esempi dei tanti compositori che contribuiscono al repertorio corale in modi nuovi e innovativi.
Recentemente, studiosi e professionisti della musica tradizionale hanno trovato nuovi linguaggi per fondere autenticamente l’armonia corale con la canzone popolare. Le canzoni tradizionali, tramandate storicamente attraverso l’oralità, sono convenzionalmente cantate a cappella e in monofonia, a volte con l’accompagnamento di un’arpa o di uno strumento ronzante. Sebbene non esistano fonti musicali di armonie da abbinare a questo repertorio, progetti come Bláth na hÓige hanno ampliato la struttura della canzone tradizionale con armonie vocali e strumentazione10.
La nostra musica corale è tanto multiforme quanto complessa, e incorpora un’ampia gamma di influenze ed estetiche. Con compositori, direttori di coro e cori che rappresentano l’isola in tutto il mondo, è tempo che l’Irlanda prenda il suo posto nella scena musicale internazionale come centro di eccellenza corale!
1 Herbert Howells, “Charles Villiers Stanford (1852-1924). An Address at His Centenary” in Proceedings of the Royal Musical Association, 1952-1953, 19-31.
2 Jeremy Dibble, “Stanford, Sir Charles Villiers” in Grove Music Online, 2001, https://www-oxfordmusiconline-com.dcu.idm.oclc.org/grovemusic/view/10.1093/gmo/9781561592630.001.0001/omo-9781561592630-e-0000026549.
3 Kevin Boushel, “Irish Choral Music: Problems and Possibilities”, in The Choral Journal 65, n. 1 (2024), 6-20.
4 Brian Boydell, “Music in Eighteenth-Century Dublin”, in Brian Boydell (Cur.), Four Centuries of Music in Ireland (Londra: British Broadcasting Corporation), 1979, 28, citato in Bernie Sherlock, “Contemporary Irish choral music and an outline of its historical origins”, vol. 1 (tesi di dottorato di ricerca), Royal Irish Academy of Music, 2018, 47.
5 Éamonn Ó Gallchobhair, “Atavism,” Ireland To-Day 1, no. 4 (1936): 58.
6 Aloys Fleischmann, “Composition and the Folk Idiom,” Ireland To-Day 1, no. 6 (1936): 38; e Aloys Fleischmann, “Hardebeck” in Capuchin Annual 14 (1943): 227, citato in Boushel, “Irish Choral Music,” 12.
7 John O’Keefe, The Mass Settings of Seán and Peadar Ó Riada: Explorations in Vernacular Chant (Cork: Cork University Press, 2017).
8 Cfr. Seán Doherty, “Toward ‘Transcendence’: Music and Meditation in Michael McGlynn’s O Maria,” Choral Journal 62, no. 7 (2022): 8-19 e Kevin Boushel, “The Irishness of Irish Choral Music,” Spéis 17 (2023): 9-17.
9 Barbara Kathleen Lamont, “The Choral Music of Rhona Clarke” (tesi di dottorato di ricerca), Texas Tech University, 2016.
10 TradTG4, ‘Piaras Ó Lorcáin – Sean Gabha | Bláth na hÓige | TG4’ (video online), YouTube, 4 Maggio 2023, <https://www.youtube.com/watch?v=ZiJoOUVY5hQ>.
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