Cari colleghi ed amici,
è un onore ed un piacere assumere la direzione di DIRIGO, la nuova rivista dell’Associazione Nazionale Direttori di Coro Italiani. Forse non partiamo sotto buoni auspici, ma poiché credo fermamente nel karma, da un lato filosoficamente accetto quello che sta succedendo, dall’altro sono certo che riceveremo sicuramente una ricompensa per le odierne tribolazioni. Se non noi direttamente, i nostri posteri almeno! E con questo chiudo l’argomento covid-19.
Dunque, si diceva, una rivista di musica corale, un’altra rivista esclamerà qualcuno… Lungi da me il pensiero di inventare qualcosa di nuovo, di toccare argomenti fino a qui inesplorati. L’intento, invero, è quello di confezionare una rivista diversa. Un qualcosa scritto da molti per tutti. Idee semplici, utili, che raccontino la vita, le attese, i dubbi, la fame di sapere, il bisogno di mostrare, le difficoltà dell’esclusione, le aspettative dell’inclusione, la bellezza della tradizione, la voglia dell’innovazione, e tanto ancora… Un progetto forse ambizioso, che ci esporrà alle critiche di alcuni ma anche, spero, alla riconoscenza di molti. Una redazione che lavorerà con gratuita generosità, che si confronterà con la base, che non è un termine sindacale, ma una realtà associativa. Ed ecco la domanda che tremo solo a pronunciare: chi sono i direttori di coro? Professionisti? Amatori? Novelli Don Quijote che credono nell’arte musicale al di là di tutto e di tutti? Non lo scopriremo mai, credo, tanto è un mondo variegato e frammentato. Bello così? Certo, non siamo davvero soldatini agli ordini di qualche lobby misteriosa. Pensavo che invece potremmo definirci artefici di un mondo migliore attraverso la musica corale. E quanto è cresciuta la coralità in Italia! Ricordo che solo vent’anni or sono, frequentando concorsi e festival un po’ dovunque nel mondo, ci si doveva cospargere il capo di cenere davanti ai sancta sanctorum, a coloro che si consideravano, a torto o con ragione, i detentori della verità corale. “Sei Italiano?” – mi dicevano – “Bello Verdi, bravo Pavarotti!”. “Sì, ma abbiamo anche Palestrina, Monteverdi…” E poi la sentenza arrivava laconica: “Eh, ma mica li cantate bene quelli, meglio le interpretazione dei cori inglesi, tedeschi, scandinavi…”. Poi è successo qualcosa, il mondo corale italiano si è strutturato, i cori hanno capito che dovevano fare formazione, i direttori pure, le scuole dovevano attrezzarsi, i docenti di canto lirico dei conservatori amare un po’ di più i loro colleghi a cui non mandavano gli allievi a cantare in coro e tanto altro. E così ora abbiamo molti bravi direttori che vincono concorsi internazionali, che sono chiamati a tenere masterclass in tutto il mondo. Quello che mancava e che serviva era un’Associazione che li facesse dialogare tra di loro, che li aprisse al confronto, che fosse il tramite delle loro esperienze.
Ecco cosa è l’ANDCI e, soprattutto per me che ne sono il responsabile, cosa è DIRIGO. Consideratelo un veicolo che, arrivando alla porta di casa di ogni direttore, sia capace di scaricare una pillola di conoscenza e che sappia ripartire con un nuovo quesito. Il tutto condito con tanto ottimismo, quello che ci unirà in questa sfida, difficile ma non impossibile.
Concludo, con lo scontato appello del bravo direttore editoriale: chi ha voglia di collaborare mi contatti! Anche la vostra tesserina contribuirà alla riuscita del grande mosaico!