Donne compositrici in Italia e nel mondo: a che punto siamo?
È consuetudine pensare che la questione delle donne compositrici e la loro conseguente emarginazione appartenga ad un’epoca lontana, ad un periodo storico ormai superato, e che la tematica non sia quindi oggi rilevante.
Niente di più sbagliato! Nel 2024 l’argomento è ancora rimarchevole.
Lo dimostrano dei dati facilmente reperibili, a cominciare dal mondo dell’istruzione. Prendendo a campione i laureati in Composizione dell’ultima sessione di laurea (a.a. 2022/2023) di tre Conservatori italiani quali Milano, Roma e Napoli si può notare come a Milano di 11 laureati solo 2 siano donne, a Roma vi sia un’unica donna laureata su 5 candidati mentre a Napoli i 3 laureati siano tutti di sesso maschile, per un totale di 16 uomini e 3 donne. Non mi è stato possibile, tuttavia, risalire al numero degli allievi immatricolati per poter fare una comparazione più approfondita tra numero di ingressi nel mondo accademico e numero di laureati a termine del ciclo formativo.
E la disparità continua anche in ambito lavorativo. Uno studio del 2021 condotto da Donne Foundation dal titolo “Equality and Diversity in Concert Halls” dimostra come nei cartelloni di 100 orchestre provenienti da 27 paesi solo l’11,45% dei concerti presentano al loro interno composizioni scritte da compositrici donne, mentre il restante 88,55% è a predominanza maschile; di 14.747 composizioni eseguite dalle orchestre sopra citate solamente 747 erano di autrici di genere femminile, ossia solo il 5%.
Anche l’impiego come docenti all’interno dei Conservatori presenta un sostanziale sbilanciamento. Sempre riferendomi ai tre istituti italiani di cui sopra è significativo notare come nel Conservatorio di Milano di 12 docenti di Composizione solo 2 siano di sesso femminile, a Roma su 9 docenti vi sia una sola donna nel dipartimento, mentre a Napoli il corpo docenti sia esclusivamente maschile con 5 insegnanti uomini, per un totale di 23 uomini e 3 donne.
Più in generale, il portale dell’USTAT segnala come su un totale di 5.083 docenti di ruolo nei Conservatori italiani solo 1.475 siano donne.
Si potrebbe pensare che questi numeri, così ingenerosi nei confronti del genere femminile, siano uno la conseguenza dell’altro: meno donne si laureano in Composizione, meno lavorano, meno risultano idonee all’insegnamento. Quello che le statistiche però non dicono e non comunicano sono le quotidiane difficoltà da parte delle donne nell’inserirsi nel mondo della composizione.
Nel mio percorso di studio, come nell’ambito lavorativo, sono capitate diverse situazioni nelle quali ho avvertito una discriminazione dovuta al mio genere. Dal professore che mi dice: “Ma si, tanto poi voi donne quando fate un figlio non lavorate più” a quello che, per rimediare ad un programma di sala con il mio nome sbagliato mi propone: “E io cosa posso fare? Se vuoi ti do un bacino sulla fronte”.
È capitato inoltre che venisse interpretato il mio genere sulle basi di una lettera puntata, dove quindi “C. Piovano” diventava automaticamente “Carlo”, e che in articoli di giornale il mio nome, Camilla Andrea, venisse trasformato semplicemente in “Andrea”, come se fosse strano che una donna potesse essere compositrice.
Purtroppo, circostanze analoghe capitano a moltissime altre mie colleghe, ed è responsabilità e dovere di tutti e tutte impegnarci per fare in modo che si possa invertire la rotta. Ma come?
Alcune delle proposte sviluppatesi nell’arco degli ultimi anni per creare consapevolezza sulle compositrici sono, ad esempio, i concorsi per il solo genere femminile. Queste iniziative hanno però sia pro che contro, quali sì la creazione di spazi creativi per chi ha meno visibilità, ma anche il rischio che possano inavvertitamente isolare ulteriormente le donne.
Un’altra iniziativa potrebbe essere l’abolizione di un limite di età nei concorsi di composizione. Quando vengono imposti, ad esempio, i 35 anni di età come termine per potervi partecipare si sta, inconsapevolmente, escludendo le donne che hanno scelto di avere dei figli, poiché il periodo di gravidanza e di puerperio necessita inevitabilmente di una pausa lavorativa.
La parità di genere è un obiettivo che ciascuno di noi deve perseguire quotidianamente. E quindi, direttori e musicisti, eseguite musica di compositrici o, ancora meglio, commissionatela! Compositrici, avviate collaborazioni, partecipate a concorsi!
Ma soprattutto, non possiamo più accettare discriminazioni, trattamenti impari, misoginia. Sono l’estetica, il gusto, le influenze musicali e compositive a definire un compositore, non è mai una questione di genere.
Donne compositrici in Italia
Donne compositrici in Italia
Donne compositrici in Italia