Benvenuta, M° Petra Grassi, direttrice di coro di fama internazionale e docente di Direzione di Coro e Composizione corale al Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento. Direzione di Coro in Conservatorio: quali opportunità per un giovane Direttore?
Sei un volto noto della coralità, ma entriamo più nel tuo vissuto, come ti sei avvicinata al mondo della direzione di coro?
Cantare in coro ha una forte importanza nella cultura generale del popolo sloveno in cui sono nata e cresciuta: oserei quasi affermare che cantavo già nella pancia di mia mamma, quindi la coralità è stata sempre un’attività molto normale in casa nostra: si canta sempre! Nei momenti di gioia e nelle situazioni tristi. Di conseguenza è stato decisamente naturale studiare musica, proprio perché la Cultura è (o dovrebbe essere) il fondamento di ogni popolo. Ho cominciato con lo studio del pianoforte, dove mi applicavo e trovavo soddisfazione, risultavo – direi – piuttosto capace, partecipavo i concorsi, e poi, nel periodo delle scuole medie, per via dei concorsi abbastanza importanti che facevo come pianista, ho dovuto abbandonare per un frangente la Coralità per poter ricavare il tempo sufficiente per gli studi pianistici.
Ma alle scuole superiori non ho più resistito, ho ripreso il coro, in particolare il coro femminile! Quando il direttore smise di seguirci, il gruppo chiese a me di dirigerlo e fin da subito mi piacque tantissimo; iniziammo anche a partecipare ai primi concorsi. Mi dava l’idea di un approccio molto professionale; iniziai a dirigere molto giovane, avevo diciannove anni, e prendevo questo ruolo molto seriamente e sentii fin dal primo concorso che quella era davvero la mia strada. Già, il pianoforte mi piaceva ancora, ma sentivo che attraverso di esso non riuscivo veramente a esprimermi come volevo: non avevo trovato ancora il mio posto giusto nell’ambito musicale. Quando ho cominciato a dirigere il coro, invece, ho avvertito il ‘sentirmi a casa’. In seguito ho avuto la fortuna di cantare in cori dove la figura del direttore era sempre più professionalizzante, come nel Coro Accademico di Lubiana e nel Coro Giovanile Italiano, e lì mi sono ancora più convinta di aver imboccato IL sentiero.
La metafora legata al viaggio permea il tuo racconto, bellissimo; ma quindi, cosa significa condurre un gruppo corale?
Per essere un buon direttore di coro bisogna avere ovviamente una buona predisposizione all’introspezione e allo studio personale. Certo, trovo necessario studiare il pianoforte, per la sua straordinaria duttilità durante l’analisi delle partiture: non si può pensare di essere un direttore di coro professionale se non si è affrontata anche una determinata letteratura pianistica. Poi lo studio dello strumento ci insegna il significato di ‘dedizione totale’, perché per arrivare ad un diploma di pianoforte, penso ora al ‘vecchio ordinamento’ occorreva studiare quelle sei/otto ore al giorno per superare l’esame in modo soddisfacente.
Quindi, avere un background musicale è molto importante, ma anche avere una predisposizione fisica, perché il direttore di coro ‘comunica’ con i propri coristi, con il proprio strumento-coro, attraverso la fisicità, attraverso il corpo; la predisposizione fisica è saper sfruttare il proprio corpo, per il bene più alto della Musica.
Avere delle attitudini psicologiche, anche innate; certe cose si possono imparare, certo, ma poi capisci che, passami il termine, l’X-Factor del direttore che riesce a trainare dietro di sé un gruppo di persone, è davvero innato.
Ci vuole una relazione molto misurata tra l’ego corale e l’umiltà di un direttore di coro. Perché il confine tra i due mondi è molto, molto labile e si rischia di cadere in determinate dinamiche di Super-Io smisurati che danneggiano sia noi direttori, ma soprattutto i gruppi con cui lavoriamo, magari formati da giovani. Abbiamo la responsabilità di agire sulla mente dei nuovi musicisti, di nuovi futuri attori e fruitori di una musica corale di alto livello. Quando conosci Grete Pedersen, la direttrice corale più famosa al mondo, ti rendi conto che l’umiltà è al primo posto. Quanto abbiamo da imparare dai grandi.
Quindi un direttore di coro deve principalmente essere equilibrato come persona. Avere anche dei momenti di difficoltà, ma poi saper ri-equilibrarsi. Questo è un aspetto su cui lavoro tanto. In definitiva, trovo che un direttore debba avere una personalità, una sua presenza, che sappia essere gentile, che sappia poter fare bene, ma sempre, sempre, a disposizione della Musica, della Partitura che si ha davanti e soprattutto che abbia rispetto per i cantori che ha davanti. Mai cercare di sfruttare le persone per nutrire i propri fini personali.
Sai che condivido a pieno il tuo pensiero! Sappiamo che la ‘partita’ si gioca anche sulle scelte repertoriali. Dunque: quali repertori frequenti e quali repertori consiglieresti a un giovane direttore che intende migliorarsi?
Amo molto la musica contemporanea, un po’ perché la letteratura slovena dà molto peso ad essa, ma soprattutto alla scrittura di nuove composizioni e al cercare di promuovere nuove generazioni di giovani compositori. Quindi ho molta affinità con questo tipo di repertorio che trovo possa giovare anche al lavoro che svolgo in Italia. Sono convinta che siamo comunque frutto del contesto culturale in cui viviamo; avere direttori che sanno eseguire, o che presentano un determinato interesse, un gusto, per la contemporaneità, ci faccia entrare in relazione ancora di più con il mondo musicale, non solo corale, che ci circonda. Anche perché quello a cui assistiamo spesso in Italia è che la musica corale viene troppo esclusa dal mondo musicale professionale. E secondo me tale mondo sonoro è quello che potrà far meglio apprezzare la musica corale al più ampio universo musicale. Ovviamente per fare questo abbiamo bisogno di direttori che abbiano padronanza di questa letteratura e cori che abbiano le competenze tecnico-comunicative per poterlo affrontare.
Un giovane direttore in formazione deve conoscere un po’ tutti i periodi storici e saperli inquadrare. La cosa importante è che un direttore di coro sappia trarre dalla musicologia, o comunque dall’analisi più tecnico-teorica, aiuto per poter mettere effettivamente le cose in pratica. Questo è molto importante, forse quello su cui punto molto nella mia classe di direzione: avere dei ragazzi molto operativi. I giovani delle nuove generazioni sono interessati alla musica contemporanea più di quello che forse erano i direttori delle epoche precedenti. Però sicuramente hanno bisogno di essere spronati, hanno bisogno di cori che masticano questa letteratura e hanno anche sicuramente la necessità di uscire un po’ dai contesti italiani. Andare a fare esperienza all’estero, per esempio nel Nord Europa, la musica contemporanea è molto eseguita, molto apprezzata e quindi trarre beneficio anche del fatto di ’emigrare’ per un periodo e poter tornare poi a casa e portare nuove idee, nuovi colori, nuove esperienze sonore.
Il contemporaneo insegna ad essere molto curiosi. Perché, se nella ‘musica storica’ abbiamo molto a portata di click o di biblioteche, o comunque ci sono delle scuole molto importanti che in questo senso ci possono aiutare, nella musica contemporanea, invece, abbiamo bisogno di tanta curiosità personale. E bisogna andare tanto a ricercare nuove partiture che non sono così semplici da trovare, esplorare nuovi trend, ascoltare tanto i cori. Cosa fanno i cori dell’estero? Quali sono le nuove sonorità che sono in voga? Dove si sta spingendo la musica corale nel suo modo di esprimersi?
Quindi seguire tanto i concorsi internazionali, uscire dall’Italia, vedere cosa succede e questo sprona ad avere giovani direttori molto curiosi. La curiosità non può essere solo che positiva. Non appoggiarsi, dunque, soltanto sui grandi fasti della musica antica.
Tradizione e modernità, certo. Ma quindi, quanto è importante la tecnica direttoriale ai fini di una direzione efficace?
Sicuramente avere una buona tecnica direzionale è il primo step per poter comunicare con il coro e per poter mettere in pratica le idee musicali che si hanno sopra un brano. Credo che si debba puntare sul gesto, ma ricordiamoci che il gesto non può sostituire una buona concertazione e una buona analisi della partitura. Il gesto è efficace solamente quando il vissuto musicale e lo studio approfondito della partitura ci hanno portato a un’idea musicale così forte, importante e oggettiva da poterci far avere una chironomia efficace in rapporto al coro. Perché è troppo facile muovere le mani davanti ai cantori lasciando che cantino ‘da soli’ o, ancora di più, tralasciando le molteplici idee scritte (o sottintese) dal compositore. La buona tecnica direttoriale è fondamentale. Bisogna, secondo me, mettere le basi al primo anno di triennio o, ancora meglio, io credo che bisognerebbe, in Italia, in generale nei Conservatori, puntare tanto sulla formazione propedeutica; perché i Conservatori italiani devono paragonarsi alle altre scuole di direzione europee. Noi sappiamo, per esempio, che i Paesi Baltici negli ultimi anni stanno sfornando dei direttori giovanissimi che sono tra i più importanti al mondo. Loro cominciano a studiare direzione già al liceo musicale, quindi, se noi partissimo nell’insegnamento della tecnica già da giovanissimi, potremmo avere ventenni già pronti ad approfondire tantissimi aspetti della partitura o della musicalità di un brano, perché avrebbero acquisito già una tecnica solida per poter affrontare questo tipo di approccio.
Possiamo avere un direttore che sa concertare molto bene, ma che poi in fase esecutivo-concertistica viene meno nel lato artistico-espressivo. Possiamo avere invece (e troppo spesso accade tra i giovani) che si muovono bene le mani ma non si presta adeguata attenzione alla coerenza con la partitura scritta e con le idee compositive che l’hanno generata.
Come concili, nell’insegnamento in Conservatorio di Direzione di Coro e Composizione corale, lo studio approfondito della composizione con la cura dei dettagli nella tecnica della direzione?
Ho la fortuna di conoscere da vicino le più grandi scuole di direzione europee, perché tanti miei allievi o coristi le frequentano o si sono formati proprio lì. Quindi, per quel che si può, cerco di portare i modelli delle scuole direttoriali del Nord Europa anche nella realtà che mi è affidata al Conservatorio di Trento, nella classe di direzione.
All’estero, un ragazzo che vuole fare il direttore di coro si iscrive, studia la tecnica direttoriale già al liceo, dirige già da giovanissimo, ma soprattutto canta in cori da quando è nato. La cosa più importante sarebbe avere già buoni cori di voci bianche. Il loro percorso di studi è incentrato sulla direzione. Hanno delle materie legate all’analisi, all’armonia, al contrappunto, alla storia della musica specializzate verso la direzione di coro. Però è tutto declinato sulla pratica. Si tratta, quindi di ricevere delle informazioni, delle conoscenze teoriche, ma poi svilupparle in competenze mettendole in pratica. Ed è questa un po’ la mia filosofia. Trovo che occorre creare un team di colleghi docenti che sono più specializzati nelle discipline più teorico-musicologiche, e collaborare insieme per completare al meglio la formazione degli studenti-direttori. Questo è quello che succede anche all’estero e anche sul reclutamento dei docenti di direzione di coro nelle più importanti Accademie; lo vedo quotidianamente, avendo continui contatti diretti con Riga, Stoccolma, Oslo, Londra, dove i direttori fanno principalmente tantissima esperienza.
Soprattutto per un giovane che frequenta un Biennio di direzione, si pratica principalmente il concertismo con diversi repertori, con prove lunghe, con cori amatoriali e/o professionali. E con il docente veramente si sviscera un determinato repertorio che poi si andrà a concertare e dirigere. Non si improvvisa ai concerti, ma si aiuta un giovane direttore a capire come ci si prepara, per anche lunghi mesi, ad affrontare dei repertori professionali. Dobbiamo tanto imparare, anche dagli altri: personalmente mi metto sempre tanto in dubbio e cerco di capire che cosa si fa altrove, anche perché certe Accademie di Musica sfornano dei direttori che poi diventano le stelle più importanti della coralità europea.
Che tipo di percorso di studi fanno? Ovviamente, ripeto e sottolineo che tutti i direttori di cori europei cantano in coro, ma attenzione, non cantano solo nel coro della propria Accademia, ma anche in cori diversi e cantano da bambini.
Quali sono le caratteristiche comuni tra i tuoi studenti di Direzione di coro?
È molto importante che un giovane direttore sappia cantare e che abbia delle nozioni di tecnica vocale non di base ma di avanzato livello e soprattutto che questo giovane direttore che fa esperienza come cantore, lo faccia con diversi cori di diversa caratura, di diverso repertorio e soprattutto di farsi dirigere da diverse mani. Questo è molto importante perché il giovane direttore assorbe determinate caratteristiche comportamentali musicali, e anche di gesto, dal suo docente, che è totalmente naturale, ma a un certo punto deve trovare una sua via di comunicazione che sia il più possibile influenzata da diverse scuole e che sia il più possibile personale. E qui è la difficoltà di un buon docente di direzione: trovare la propria individualità, i punti di forza di un giovane direttore e lavorare su quelli. Non vogliamo avere coppie. Io non vorrei mai avere giro per l’Italia coppie di me stessa. E questa è forse la più grande sfida di un docente di direzione.
Perché studiare Direzione oggi?
Mi stai chiedendo: Perché studiare direzione in Conservatorio se abbiamo così tante scuole di direzione private in Italia? Questo è un po’ un controsenso che a volte fatico a comprendere e a condividere. Nel senso che se vogliamo formare dei direttori professionisti è giusto che loro si formino all’interno di una istituzione come il Conservatorio. Finito quello, uno può specializzarsi, formarsi, fare altri workshop sia nelle Accademie private, ma soprattutto andare proprio fuori dall’Italia.
Un giovane direttore deve comunque muoversi tra il mondo amatoriale e quello professionale, se può, perché è giusto e sano avere sempre un rapporto col territorio. Ma secondo me le scuole di direzione dei Conservatori perdono la loro importanza educativa se abbiamo tanti corsi e scuole di direzione al di fuori, che forse dovrebbero più seguire i direttori che non si sono formati in Conservatorio. Secondo me la naturale conseguenza di uno studio di direzione in Conservatorio è che puoi fare esperienza all’estero.
Perché studiare direzione? Perché la figura del direttore di coro, anche in Italia, sta prendendo una piega sempre più professionalizzante. Non era così una volta. Ci stiamo avvicinando, finalmente, all’idea del ‘direttore professionista’. Abbiamo la necessità anche di far provare, di far cimentare questi giovani con cori professionali o almeno semi-professionali per poter poi saper stare davanti a un coro di quel tipo. Il Conservatorio di Trento appoggia molto questa idea di far arrivare i migliori cori che abbiamo in Italia e in Europa. Le competenze sviluppate in Conservatorio, tornano indispensabili agli studenti per sviluppare la coralità anche a livello territoriale… È molto importante e mi sento sono molto fortunata perché nel Trentino abbiamo una realtà di cori amatoriali importantissima. Siamo riusciti a creare un sincero rapporto di collaborazione con l’Associazione dei Cori Trentini che sta portando i suoi frutti ed è giusto che il Conservatorio si contestualizzi anche nel territorio corale. Soprattutto se intriso di tradizione corale, anche popolare. Al festival corale del Conservatorio (Mondi corali), ad esempio, ha preso anche il ben noto Coro della SAT che per la prima volta dalla sua fondazione non è stato dal ‘suo’ direttore, mettendosi in completa apertura e disponibilità. E ancora, è venuto a trovarci anche il Coro Giovanile Italiano, diretto in prova dagli studenti. Ogni anno al Festival invitiamo almeno 5 cori dal territorio sia regionale che nazionale, quest’anno avremo anche un coro dagli USA (i BYU Singers).
Avere un forte rapporto col territorio ma con uno sguardo anche fuori dall’Italia. Ecco, questa è la mia idea di coralità per un giovane che deve studiare direzione.
Tradizione e innovazione, apertura mentale, empatia, capacità: una proposta interessantissima. Per chiudere – e qui ti ringrazio per il tempo che ci hai dedicato – mi parlavi di Erasmus… Ti occupi di questa bellissima opportunità?
La bellezza delle classi di direzione risiede nella varietà delle persone che vengono da svariate esperienze pregresse, e anche da diverse realtà italiane. Sicuramente un docente che diventa di ruolo in un Conservatorio dà un’impronta alla sua idea di didattica della direzione di coro che può invogliare i giovani direttori a venire. Quello che vorrei incentivare nel Conservatorio in cui opero è il fatto di studiare direzione in età molto giovane e di invogliare gli studenti a far più esperienze all’estero possibile. Oggigiorno, grazie agli Erasmus, all’Erasmus Plus e a tutti i differenti mondi Erasmus, ci viene permesso di dare l’opportunità a questi ragazzi di viaggiare e di essere aiutati economicamente dall’Europa per fare esperienza all’estero. Se un giovane direttore oggi non usufruisce di questa possibilità è un vero peccato! Bisogna avere sicuramente dei contatti e io sono molto contenta di poter dire che in Conservatorio a Trento il primo Erasmus Plus lavorativo è stato fatto proprio da una allieva di direzione di coro che ha fatto un’esperienza di alcuni mesi a Stoccolma e ha potuto seguire tutta la piramide corale del Ginnasio Musicale di Stoccolma, che sappiamo sforna i cori giovanili più importanti a livello internazionale. Ha fatto l’esperienza anche presso il coro della radio svedese ed in diversi cori, anche amatoriali, di Stoccolma di altissimo livello come quello di Gary Graden e il Sofia Vocale Ensemble, dove ha potuto anche cantare in qualche produzione. Un’altra allieva invece è a Riga da Maris Sirmais, lavora con i pluripremiati cori amatoriali e professionali come State Choir Latvia, i Maska, i Kamer, il Boys Choir of the Riga Cathedral… Abbiamo bisogno di giovani che siano curiosi e che siano curiosi di vedere altre realtà. Ci tengo a dirlo, quando hai un docente di direzione di coro che sa di poter lavorare bene, non ha paura del confronto e dialogo con altri e con le altre realtà europee. Per fortuna questa mia idea di guardare all’Europa è molto condivisa anche dall’istituzione del Conservatorio di Trento che punta molto su questa internazionalità.
Quello che accomuna i miei allievi, quindi, è la consapevolezza di dover imparare tanto e di dover fare più esperienze possibili e differenti.
Direzione di Coro in Conservatorio: quali opportunità per un giovane Direttore?
Petra Grassi è uno più interessanti e premiati direttori di coro europei della sua generazione. Ha conseguito diversi premi in concorsi per Direttori di Coro: premio del coro come migliore direttore al World Choral Conducting Competition nel 2019 a Hong Kong, 1° premio al Concorso per Direttori di Coro Zvok moji rok nel 2016 a Ljubljana, 3° premio al Concorso Internazionale per Direttori di Coro organizzato da European Choral Association nel 2016 a Torino, 1° premio al Concorso per Direttori di Coro Le mani in suono nel 2015 ad Arezzo. Con il Coro da Camera VIKRA ha vinto il 59° Grand Prix C.A. Seghizzi concorso corale internazionale a Gorizia, oltre al premio come miglior direttore (primo coro dall’Italia ad aver vinto il Grand prix). Dopo essersi diplomata in pianoforte e didattica della musica presso il Conservatorio di Trieste si è poi diplomata con il massimo dei voti e la lode al biennio di Direzione Corale presso il Conservatorio di Trento, dove oggi è docente di direzione e composizione corale, dopo aver vinto il concorso nazionale DM180. Con i cori che ha diretto ha ottenuto solo primi premi a concorsi corali nazionali ed internazionali, vincendo anche il premio come miglior direttore (Maribor, Vittorio Veneto, Arezzo, Malcesine, Corovivo, Sozvočenja- Slovenia, Bad Ischl-Austria, Olomouc-Rep. Ceca). Dal 2016 al 2020 è stata incaricata come primo direttore del Coro Giovanile del Friuli Venezia Giulia. È stata invitata a fare parte del gruppo di giovani direttori di TENSO, la rete europea di cori professionali dove ha potuto lavorare con diversi cori professionali europei. È il direttore ospite stabile del coro semi professionale di Ljubljana DEKOR Chamber choir. Per 3 anni è stata codirettore del Coro Giovanile Italiano (2020 – 2022). È stata direttore ospite del coro professionale Slovenian Philarmonic Choir. Dal 2023 è nella commissione artistica FENIARCO nel comitato internazionale artistico di Leading Voices – Tallin 2025. È invitata in giurie internazionali per cori e direttori di coro (Cork, Spittal an Drau, Arezzo polifonico, Londra, Madrid, Koper, Maribor…) È stata premiata con L’emblema d’oro del Ministero della cultura della Repubblica di Slovenia, con il Premio Prešeren per la sua atttività internazionale patrocinata dal Presidente della Repubblica italiana e slovena e ha recentemente ricevuto il prestigioso premio Pavle Merkù.