Dalla voce dei cantori popolari alle “composizioni corali
Intervista al compositore Daniele Venturi, autore dal particolare linguaggio musicale, all’interno del quale si fondono la sperimentazione sonora, la continua ricerca di nuove tecniche compositive e la rivisitazione di materiali derivati dalla musica popolare.
Bentrovato Maestro, può dirci come è nata la sua passione per il canto popolare?
Ho cominciato la pratica del canto popolare all’età di quattro anni, perché tutta la mia famiglia cantava. Mia nonna paterna Onelia Ricci, classe 1909, era dotata di un notevole orecchio musicale. Cantava e fischiettava spesso canzoni molto note, che oggi definiremo “da radio”, come: “Io cerco la Titina” e “Stramilano”. Ma non di rado accennava anche canti popolari quali: “I diritti di una giovane sposa”, “Lo spazzacamino” e “Io parto per l’America”, interpretando sempre ciascun brano con grande enfasi teatrale. Mio prozio materno Virgilio Canelli, classe 1917, invece, era dotato di una notevole voce da tenore. È con lui, con i miei nonni materni Mario Canelli ed Emma Maggi e i miei tanti cugini, ho passato le vacanze estive fino all’età di tredici anni. Nelle lunghe e spensierate vacanze trascorse insieme, tra una partita di bocce e un lavoretto agricolo, lo zio Virgilio mi ha insegnato moltissimi canti popolari. Tra di essi figurano note filastrocche come: “Madama Dorè” e “O che bel castello”; numerose canzoni narrative e tra di esse varianti di famose ballate popolari quali: “Donna lombarda” e “La pesca dell’anello”, canti epici narrativi come “La rondine importuna”, ma anche brani di cantastorie come, ad esempio, “Maccaferri Enrico partiva”.
Ricordo che Roberto Leydi, del quale ebbi il piacere di seguire le lezioni di Etnomusicologia al D.A.M.S. di Bologna, nel volume da lui curato “I canti popolari italiani” (Arnoldo Mondadori Milano, 1973) a pagina 228, scriveva: “Si raccolgono convenzionalmente sotto la definizione di “canzone narrativa” documenti fra loro assai diversi della tradizione orale, caratterizzati da un impianto polistrofico e da un andamento narrativo”. E ancora, poco dopo afferma: “In termini molto generali, possiamo distinguere due filoni principali nella canzone narrativa italiana: quello della “ballata” e quello della “storia”. Quali altre fonti hanno contribuito alla formazione di questo background popolare?
La mia passione per la musica popolare fu influenzata anche dagli amici di mio padre Enrico. La maggior parte di loro cantava spontaneamente o nel coro organizzato del mio paese, il coro “La Rocca” di Gaggio Montano. Di questo gruppo, oltre a mio papà, facevano parte anche mio fratello Luca, mio zio Giuseppe e mio zio Franco. Così cominciai a fare la mascotte del gruppo e il direttore del coro di allora, che poi sarà anche il mio primo maestro di musica, Paolo Bernardini, mi arruolò subito nella sezione dei tenori primi, con la raccomandazione di non cantare troppo forte, perché il timbro di una voce bianca è molto particolare, ed essendo assai diverso dal quello di una voce maschile tende a “sforare” parecchio nella sezione e nel coro.
Continuai la mia attività di corista fino al 1991, anno nel quale prestai il servizio militare.
Nel 1992, al mio ritorno dal servizio di leva, assieme al mio primo maestro Paolo Bernardini, fondammo il coro “Gaudium”, una compagine a voci miste, che dirigo tuttora e con la quale ho sperimentato buona parte delle mie oltre duecento elaborazioni corali di canti popolari.
Come è avvenuto il passaggio dal ruolo di cantore a quello di direttore e compositore?
Questa è una questione particolare. In realtà il “demone” della musica mi ha attanagliato fin da bambino e pur provando a resistergli per diversi anni, a nulla è valsa questa stoica resistenza. In realtà, penso di non essere stato io a scegliere la musica, ma bensì sia stata la musica a scegliere me. Sinceramente non so per quale arcano motivo ciò sia avvenuto.
Così, morso dalla tarantola, cominciai a prendere le mie prime lezioni di musica dal già citato Bernardini che, avendo studiato in seminario, oltre a darmi i primi rudimenti musicali, mi instradò verso lo studio dell’armonium e soprattutto della grande musica sacra. In seguito, mi dedicai allo studio del pianoforte e dell’organo, prima con Giorgio Piombini e poi con Marina Marchese, pianista genovese, approdata a Bologna al seguito di suo padre Aurelio, calciatore del grande Bologna tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del secolo scorso. Contemporaneamente studiai la teoria, il solfeggio e l’armonia con il finissimo Bruno Zagni e il contrappunto con il mitico Padre Pellegrino Santucci il quale, tra l’altro, fu allievo del grande Lorenzo Perosi.
La vita è fatta d’incontri e sicuramente uno dei più importanti per me fu quello con Giorgio Vacchi, con il quale, dal 1992 al 1996, frequentai gli interessantissimi “Incontri sulla direzione di coro” da lui tenuti. In realtà, conoscevo già Giorgio perché assai spesso veniva a supportare, con le sue grandi capacità musicali ed empatiche, il coro nel quale militavo. Fu lui che con grande vigore e tenacia volle “buttarmi nell’arena corale”.
Come fu il primo approccio alla direzione?
Da pischello qual ero allora provai, almeno, a non fare grandi danni! A tal proposito, mi giunge alla mente un’esternazione del noto pianista e direttore d’orchestra Antonio Pappano: “Il giovane direttore d’orchestra deve sopravvivere i primi dieci anni di attività, dove ciascun orchestrale ne sa molto più di lui”.
Così, cominciai a frequentare tutti i corsi sulla direzione di coro che mi comparvero all’orizzonte. Tra di essi, furono illuminanti per me, in particolare, quelli sulla direzione di coro tenuti a Firenze, tra il 1992 e il 1996, da Fabio Lombardo che condusse noi partecipanti in un meraviglioso percorso di arricchimento tecnico, artistico e umano.
Oltre queste importanti esperienze, in seguito ha frequentato il Conservatorio di Bologna.
Si, nei miei anni di studio presso il Conservatorio “G.B.Martini” di Bologna, furono determinanti gli incontri con diversi ispirati docenti tra i quali: Cesare Augusto Grandi (armonia e contrappunto), Nicoletta Conti (lettura della partitura), Federico Salce (canto corale) e Pier Paolo Scattolin, sotto la cui guida, nel 2000, ottenni il diploma di Musica corale e direzione di coro, al quale seguirà nel 2004 quello di Composizione, ottenuto presso il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara.
Seguirono poi gli anni di perfezionamento nei quali ebbi la grande fortuna di migliorare la tecnica della composizione con illustri maestri tra i quali: Gérard Grisey, Giacomo Manzoni, Fabio Vacchi e Ivan Fedele. Ad un certo punto del mio percorso, resomi conto che avrei dovuto perfezionare ancora la mia tecnica della direzione, decisi di iscrivermi ai corsi annuali di direzione d’orchestra tenuti a Firenze da Piero Bellugi, musicista dotato di grandi doti artistiche ed umane.
La frequentazione di questi corsi è tutt’ora, per me, determinante per poter esprimere tramite il gesto le mie idee musicali.
Altrettanto importanti, per la mia formazione di musicista, furono la frequentazione di numerosi seminari sulla composizione e l’analisi musicale tenuti da illustri docenti tra i quali: Jean-Jacques Nattiez, Franco Donatoni, Adriano Guarnieri, Fausto Razzi e Luis de Pablo.
Cosa significa per lei comporre e come definirebbe questo tipo di esperienza?
Essere un compositore è un’esperienza meravigliosa, perché è possibile far emergere la parte più intima di noi stessi. È possibile, altresì, trasmettere le emozioni che stanno dentro di noi agli altri. Possiamo fissare sulla partitura le “immagini sonore” che ci vengono alla mente e al cuore e donarle agli interpreti che gli daranno vita. Se poi lo strumento per il quale si scrive è la voce umana e ancor più il coro, i sentimenti vengono proiettati nell’universo da un gruppo di “anime” che debbono vibrare in perfetta sintonia.
Qual è invece il suo approccio rispetto all’elaborazione di un canto popolare?
Per approcciarsi all’elaborazione corale di un canto popolare è indispensabile, in primis, memorizzare perfettamente la melodia, cantarsela per un lungo periodo, per farla “risuonare’ dentro di noi. Alle volte mi capita di trovare subito una o più strade compositive interessanti; altre volte, invece, impiego settimane, mesi ed anche anni per arrivare ad un’elaborazione corale soddisfacente e vicina alla mia idea originaria.
Nell’elaborazione di un canto popolare, rispetto alla composizione di un brano ex novo, bisogna essere attenti a non stravolgere la natura del canto stesso. A tal proposito è buona cosa servirsi di parti del materiale contenute nel canto, per non stravolgerne la poetica originaria. Come mi disse il noto compositore Ennio Morricone (1928-2020) a riguardo della composizione di musica per film e ciò vale anche per l’elaborazione di materiali popolari: “Daniele, la musica in un film deve entrare ed uscire in punta di piedi.” Così, anche il compositore deve entrare dolcemente nel “clima” del canto popolare che vuole elaborare per poter aggiungervi qualche cosa di proprio senza snaturarne la struttura, il carattere e la poetica.alla voce dei cantori popolari alle “composizioni corali
Maestro, so che lei ha tenuto un interessantissimo corso sul canto d’ispirazione popolare, per conto di AERCO, denominato “Il coro ricorda”. Ci parli di questa esperienza.
L’anno scorso, nel pieno della mia attività, ricevetti la chiamata dell’amico Andrea Angelini, Presidente di A.E.R.CO. (Associazione Emiliano-Romagnola Cori), il quale mi invitava a tenere un corso sul canto popolare d’ispirazione popolare, indirizzato sia ai coristi che ai direttori di coro, che doveva rappresentare un excursus all’interno del repertorio corale d’ispirazione popolare e del quale aveva già identificato il titolo: “Il coro ricorda”.
In seconda battuta, completai questo titolo con: “Il coro ricorda, settant’anni di sviluppo del canto corale d’ispirazione popolare. Dall’armonizzazione all’elaborazione corale di canti popolari. L’evoluzione dell’elaborazione corale nella musica d’ispirazione popolare in Italia.”
Riporto qui l’introduzione, che scrissi di getto e che fungeva da premessa del corso stesso, perché mi pare particolarmente significativa del percorso svolto:
Dalla viva voce dei cantori popolari, tramite l’instancabile e prezioso lavoro di ricerca degli etnomusicologi, l’oralità si trasforma in segno. Attingendo linfa dalle sempre cangianti modalità di canto popolare, assai differenziate da una zona geografica ad un’altra, i compositori costruiscono “magie sonore” tramite lo strumento più misterioso ed affascinante: il coro. Sono forme popolari più o meno antiche che contengono al loro interno nette differenze poetiche, stilistiche e musicali. Esse divengono materiali preziosi ai quali ispirarsi. Canti monodici e polifonici che nascono dalle viscere della terra e che i musicisti, e non solo, hanno l’obbligo di custodire gelosamente.
Daniele Venturi nasce a Porretta Terme (Bologna) nel 1971. Compositore e direttore di coro tra i più noti e affermati della sua generazione, ha studiato composizione con Gérard Grisey, Giacomo Manzoni, Fabio Vacchi e Ivan Fedele e direzione d’orchestra con Piero Bellugi. Ha inoltre seguito seminari sulla composizione e l’analisi musicale con Jean-Jacques Nattiez, Franco Donatoni, Adriano Guarnieri, Fausto Razzi e Luis de Pablo. Ha conseguito il Diploma di Musica Corale e Direzione di Coro presso il Conservatorio Giovanni Battista Martini di Bologna (2000) e quello di Composizione presso il Conservatorio Girolamo Frescobaldi di Ferrara (2004). È fondatore e direttore dei cori: Gaudium (1992) (canti popolari italiani), Arsarmonica Ensemble (2006) e Voices 20/21 (2020). Nel 2000 è stato direttore di coro collaboratore di Pier Paolo Scattolin per Voices of Europe, in occasione di Bologna Città Europea della Cultura. Ha al suo attivo numerosi premi internazionali di composizione tra i quali: Gino Contilli Messina 2003 (secondo premio ex-aequo, e menzione d’onore); IAMIC, Toronto 2009 (premio condiviso tra i due compositori italiani partecipanti); JSCM, Tokyo 2010 (unico finalista europeo); ISCM, Belgio 2012 (unico compositore italiano selezionato); ISCM-WMD, Slovenia 2015 (selezione italiana SIMC); Soundscape, Maccagno 2015, (compositore in residenza); ISCM-WMD, Corea del Sud 2016, (selezione italiana SIMC); San Diego New Music 2016 & 2017 USA. Le sue opere sono state eseguite in Italia e all’estero e trasmesse da numerose emittenti radiofoniche e televisive in tutto il mondo, tra le quali: Rai Radio Tre, Radio Cemat, Radio France, Radio Vaticana, RAI Televisione Italiana e RTVE Radio Clásica. Venturi ha ricevuto commissioni da importanti organizzazioni ed enti concertistiche e la sua musica è stata eseguita in tutto il mondo nelle più prestigiose sedi. Da Milano, Vienna, San Diego, New York, Tokyo, Reims e Bratislava a Baku, Chengdu, Buenos Aires, fino in Thailandia, la musica di Daniele è davvero globale. Nel corso della sua carriera ha collaborato con molti artisti, performer ed ensemble internazionali. Tra le collaborazioni più importanti ricordiamo quelle con Irvine Arditti, Garth Knox, Lisa Cella, Mark Menzies, Arne Deforce, Laurent Mariusse, Maurizio Barbetti, Angelica Cathariou, William Anderson, Pascale Berthelot, Carla Rees, il Cygnus Ensemble di New York, il Noise Ensemble di San Diego, Le Centre Henri Pousseur, Istvan Horkay, Dacia Maraini e molti altri. Nel settembre 2009 ha pubblicato il suo primo CD per l’etichetta Bongiovanni dal titolo Quattro lembi di cielo, che contiene 12 opere da camera, con la prefazione del noto compositore e didatta italiano Giacomo Manzoni e le note ai brani di Sandro Cappelletto. Nel marzo 2021, più di dieci anni dopo, ha pubblicato il suo secondo CD monografico intitolato Lumen, composto da 9 composizioni da camera con la sua musica per e con il flauto, Stradivarius Label, Milano, 2021. La sua musica è registrata anche da Brilliant Classics, EMA Vinci e Tactus. A novembre del 2021 per Zecchini Editore è uscita la pubblicazione Il respiro del suono, Riflessioni sulla scrittura compositiva e la poetica musicale di Daniele Venturi, curata dal musicologo Renzo Cresti. Da maggio 2021 Daniele Venturi pubblica le sue composizioni con Composers Edition.
Dalla voce dei cantori popolari alle “composizioni corali
Dalla voce dei cantori popolari alle “composizioni corali