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Compositrici all’estero: trovando una via da seguire

traduzione a cura di Claudio Ferrara 

Come compositrice, adoro creare atmosfere, cucendo voci e strumenti in musica in modo da creare lo spazio per tutto ciò che va dalla risata al trascendentale. La musica parla ai punti più nascosti dell’anima. Ci invita a giocare con l’immaginazione. Si potrebbe dire che la mia natura è quella di raccontare storie, e c’è sempre una narrazione in quanto scrivo. Ma la narrazione che segue non è tanto musicale quanto una riflessione sul significato di essere una compositrice operante in un campo che è stato storicamente di esclusivo appannaggio maschile. Come fare per pareggiare la rappresentanza dei due sessi?

In primis, lasciatemi esprimere il fatto che è un periodo particolarmente stimolante per essere una compositrice. Non ci sono mai state tante opportunità per scrivere. Nel decennio passato, gli ensemble corali e strumentali si sono attivati nel ricercare ed eseguire musiche scritte da autrici di sesso femminile da tutto il mondo. Ma la salita è ancora molto ripida. Paragonando i due studi sopra citati, si parte dal dato rilevato dalla Donne Foundation (come citato sopra, nella stagione 2020/21 solamente il 5% di tutta la musica nei programmi delle più prestigiose orchestre di tutto il mondo era stata composta da donne) per arrivare a quello condotto da The Women’s Philharmonic Advocacy, un ente che promuove la rappresentanza femminile nell’ambito della musica classica, che ha denotato un costante aumento del dato: dal 3,1% del 2017 all’11,5% nel 2021. Questo indica un progresso, ma rimane che oltre l’88% dei concerti di quell’anno avevano in programma solamente musica scritta da uomini. In effetti, se si proponesse all’ascoltatore medio di nominare le sue tre compositrici di musica classica preferite, con ogni probabilità il risultato non sarebbe che un lungo silenzio imbarazzato, lo sguardo perso nel vuoto.  Compositrici all’estero

La disparità è comprensibile. Il pubblico che frequenta concerti di musica classica occidentale è abituato a programmi centrati intorno al repertorio storico, che era prevalentemente composto, diretto ed eseguito da uomini. Ma con le nuove generazioni, si aprono nuove opportunità. Nessuno si perplime più all’idea di avere concertiste donne, e lo stesso avverrà per direttrici e compositrici. Spero che ciò avvenga il prima possibile!

Un’apertura al diverso è già evidente nella vasta gamma di stili musicali impiegati dai compositori di musica classica contemporanea. Le nuove generazioni non sono limitate dalla stratificazione stilistica dei secoli passati. Lo streaming ha permesso alle playlist di non essere necessariamente confinate a generi o categorie scolpite. La musica da film, dai media, o dai videogiochi abbracciano una vasta fusione di stili musicali. Il risultato è una proposta al pubblico che vede una sovrapposizione di generi musicali che interagiscono fluidamente tra di loro.

Abbiamo bisogno della stessa propensione per la diversità nelle sale da concerto. Ma come arrivarci? Prima di tutto, è necessaria la sensibilizzazione. Dobbiamo renderci conto che ci manca la voce creativa di metà dell’umanità. Dobbiamo attivamente renderci conto della mancanza di compositrici nel programma di sala, e riconoscerla come carenza.

In secondo luogo, ci serve un coinvolgimento propositivo. Ci vuole uno spirito innovativo, ci vogliono risorse e coraggio per coinvolgere compositori viventi e mettere in programma materiale nuovo. Tuttavia, gli ensemble corali e strumentali devono ricercare e sviluppare rapporti di scambio professionale con i compositori. L’imprenditoria e il mecenatismo sono ciò che ha permesso all’estetica del passato di consolidarsi, ed esattamente lo stesso approccio consentirà l’affermarsi del repertorio del futuro. Può sembrare molto rischioso andare oltre il cosiddetto repertorio nei programmi e commissionare nuovi lavori da affiancare a quelli storici, ma alla fine il pubblico accoglierà con entusiasmo la programmazione più audace.

Infine, abbiamo bisogno di visibilità e tutoraggio. La scelta di proporre musica di compositrici crea delle figure esemplari per le generazioni di giovani compositrici del futuro. 

Io ero privo di tali figure di riferimento nella mia gioventù. Ma anche da bambina, l’incantesimo senza tempo del canto risuonava in me e sapevo riconoscere la musica quale elemento inseparabile dal mio modo di esistere. Non è incredibile come la musica dialoghi con i punti più profondi della nostra essenza ancora prima che il linguaggio riesca a codificare le nostre emozioni? Mio marito è un neuroscienziato, e spesso disquisiamo del ruolo della musica nella vita culturale. La scienza ci dice che fare musica insieme scatena il rilascio di ossitocina. Questo ormone crea un senso di cameratismo e di vicinanza più forte di qualunque altro. Le madri provano questa sensazione quando cantano per i loro piccoli. I coristi lo provano nell’unire le loro voci in canto. Anche i tifosi allo stadio si esaltano nei loro canti. Vi è una connessione atavica e profonda che ci unisce quando facciamo musica insieme. Ci si potrebbe spingere fino a dire che la specie umana è sopravvissuta proprio grazie alla capacità di unirsi in comunità, e la musica è un potente mezzo per cementare queste connessioni. Proprio per questo motivo è essenziale ascoltare in pari misura sia le voci maschili che quelle femminili nell’espressione della creatività tramite la musica: è per il bene di tutti. Se lavoriamo in questa direzione, la mia previsione è che nei prossimi cento anni, quando al primo che passa verrà chiesto di fare il nome di tre compositrici, probabilmente non avrà alcuna esitazione nel rispondere.

Compositrici all’estero

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About Post Author

Kari Cruver Medina

Kari Cruver Medina è una compositrice e pianista attiva a Seattle. La sua musica, premiata in varie occasioni, è intrisa di una creativa miscela di narrazione e natura, ed esprime una passione per la letteratura, la storia, la spiritualità e il folklore. Adora ridere, e ciò risalta nella sua musica. Originaria del Pacific Northwest, ha frequentato l’università di Washington e l’università del Washington State. La sua opera copre vari generi musicali, dalla canzone d’autore a grandi lavori orchestrali. Quando non compone, si dedica al suo giardino.
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