cantiamo a casa di luca marenzio
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Nel cuore della Lombardia, attraversando colline di vigneti e piccoli borghi si giunge a Coccaglio, paese che occupa i margini meridionali della Franciacorta. Nella piazza principale, una colonna sovrastata da una lira ci ricorda che il paese, famoso oggi per la produzione di spumante, ha dato i natali al “più dolce cigno d’Italia”: Luca Marenzio. Proprio in questo piccolo Comune del bresciano si è svolta la seconda edizione di “Cantiamo a casa di…”, seminario di formazione che ha permesso di conoscere, analizzare e cantare la musica del più grande madrigalista del Rinascimento. Il corso si è tenuto nelle giornate del 29 e 30 aprile e ha visto la partecipazione di oltre quaranta iscritti tra direttori di coro e coristi, guidati, nello studio e nella preparazione del concerto finale, dalle mani esperte della direttrice Rosalia Dell’Acqua, musicista impegnata da anni nella diffusione del repertorio rinascimentale. Dell’Acqua ha proposto un percorso attraverso composizioni emozionanti e significative della produzione di Marenzio; brani eseguibili anche in coro e contenenti gli aspetti più salienti ed identificativi del suo stile.

La vasta produzione di Marenzio comprende: 358 composizioni contenute nei 18 libri di madrigali (un libro a 4 voci, nove libri a 5 voci, sei libri a 6 voci) più tanti altri madrigali sparsi in raccolte; 118 villanelle contenute in cinque libri; 77 composizioni di musica sacra (mottetti a 4 fino a 12 voci e una Messa a 8 voci). Il genere che lo rende famoso in tutta Europa, e del quale viene considerato massimo esponente, è il madrigale.

Rosalia dell’Acqua definisce lo stile madrigalistico di Marenzio “perfetto perché musica e poesia si uniscono in un contesto di raffinatezza e sensualità in cui ogni palpito emotivo del testo viene tradotto in suono con grazia ed eleganza straordinarie. Un’arte compositiva che è una tavolozza di tecniche alle quali Marenzio attinge per dipingere il testo poetico; un’arte sublime dove musica e poesia vanno a braccetto e l’uomo è al centro con i suoi affetti”. La “teoria degli affetti” è la grande novità del tardo Rinascimento, una novità estetica che aprirà la strada al Barocco; qui l’emozione della poesia diventa colore sonoro e ricercatezza timbrica; la musica è intensa espressione emotiva del testo e muove l’animo di chi ascolta. Il più grande successo di Marenzio è il Primo libro di madrigali a 5 del 1580, libro che avrà dieci ristampe all’estero, determinando la fama internazionale del compositore. Questa raccolta appartiene alla prima fase creativa di Marenzio, riconducibile agli anni tra il 1578 e il 1585, periodo di felicità e grande fecondità compositiva a servizio del Cardinale Luigi d’Este a Roma. Nel primo stile predilige testi petrarcheschi e di Sannazzaro dal carattere bucolico, pastorale ed espressione di sentimenti delicati, dalle tinte tenui e sperimenta una polifonia nuova, ricca di colori espressivi. “Nel Primo libro di madrigali a 5 si manifesta quello stile arioso ed eufonico che diventerà la cifra marenziana per eccellenza; uno stile caratterizzato da un morbido ed elegante contrappunto alternato ad affettuosi passi accordali e da una dolce e sensuale bellezza” (Massimo Privitera in Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco). La seconda maniera coincide con i viaggi all’estero presso la corte di Francia e in Polonia. I madrigali di questo periodo cambiano radicalmente stile, Marenzio abbandona il genere bucolico e i lievi sentimenti amorosi a favore di una poesia più moderna ed introspettiva, aderendo alla poetica di Giovan Battista Guarini – poeta musicato tra gli altri da Claudio Monteverdi. Lo stile di mesta gravità, come egli stesso lo definiva, si rivela in madrigali sofferti e pieni di pathos che rispecchiano una fase cupa della sua vita in cui sentiva la mancanza dell’Italia e andavano aumentando i problemi di salute. La morte lo colse nel 1599 a 46 anni, mentre si apriva la possibilità di diventare musicista alla corte di Mantova.

Rosalia, come hai scelto il programma per Coccaglio?

Per quanto riguarda i madrigali la scelta è andata tra quelli della prima maniera perché si prestano meglio alla compagine corale. Nel secondo stile, per esprimere più profondamente stati d’animo, tormenti d’amore e il dolore nelle varie sfaccettature, la musica usa molto dissonanze, sequenze armoniche particolari, melodie spigolose o in stile declamatorio che richiedono necessariamente una esecuzione solistica. Ho inserito anche alcune villanelle a 3 voci che sono state scritte da Marenzio quasi per gioco. Sono brani brevi, strofici, semplici ed eleganti su testi raffinati di autore anonimo. Per offrire con rigore filologico alcune delle possibili modalità esecutive dell’epoca, nelle villanelle mi sono avvalsa di voci soliste e strumenti musicali (i soprani Chiara Leonzi e Stefania Cruciani, il basso Davide Giancristofaro e il liutista Antonio Fresi). Ho scelto anche due Mottetti a 4 voci, esempi della maturità di scrittura anche nell’ambito della musica sacra: uno stile contrappuntistico e polifonico di stampo tradizionale o palestriniano, frutto degli studi approfonditi a Brescia, ma anche della vicinanza con gli esponenti della Schola Romana – Giovanni Maria Nanino, Ruggero Giovannelli e Giovanni Pierluigi da Palestrina – unito alla raffinata eleborazione melodica. Per selezionare questi brani ho impiegato mesi. Ero in crisi per il grande numero di coristi; far cantare Marenzio ad un gruppo di oltre 40 persone mi sembrava un falso storico. La musica del Rinascimento è scritta per pochi esecutori e da eseguire a corte, per un pubblico ristretto. Il madrigale è conosciuto come “musica reservata”: un’ ars perfecta capace di captare i più profondi significati della parola e di renderli comprensibili solo a pochi eletti -musica per pochi esecutori e per pochi intenditori-. Ho messo da parte le questioni filologiche e mi sono concentrata sul fatto che gli iscritti al corso volevano conoscere Marenzio; così ho cercato delle composizioni che potessero essere rese anche con un coro. Lo scopo era fare esperienza diretta del repertorio di Marenzio e creare stimoli per approfondimenti personali e spunti di ricerca per una estrosa vivacità interpretativa.

Cosa pensi di “Cantiamo a casa di Marenzio”?

 E’ stata un’esperienza assolutamente positiva sia dal punto di vista umano che da quello musicale. E’ stato molto bello lavorare con dei colleghi su musica bellissima che è poco eseguita. Sono esperienze necessarie per un direttore di coro: non solo studiare e ascoltare, ma cantare, fare esperienza diretta del repertorio rinascimentale e in particolare di quello madrigalistico. C’è sempre da imparare. Io a Coccaglio ho imparato. Sono state due giornate molto intense e ho imparato tanto, ad esempio, sul tipo di lavoro che si deve fare e sull’ottimizzazione dei tempi.

Cantare Marenzio, oltre a migliorare la conoscenza del repertorio rinascimentale, può essere utile all’interpretazione di altri repertori?

E’ fondamentale! Nel madrigale di Marenzio c’è una compenetrazione profonda tra musica e parola che non esiste nella musica vocale di altre epoche storiche; si lavora in modo capillare sul testo, sul significato e sulla resa espressiva di ogni parola e sillaba. La musica crea il palpito emotivo della parola e crea il colore. Conoscere e praticare la modalità espressiva di questa musica, mettere in risalto un sentimento poetico, una parola pregnante che ha un determinato peso a livello umano, ti permette di realizzare in modo migliore qualsiasi altro brano. Più avrai approfondito il repertorio antico, dal gregoriano al tardo Rinascimento, più sarai in grado di cantare qualsiasi cosa in modo più giusto e più bello… ma in tutta la storia della musica vocale è nella polifonia rinascimentale che si tocca il vertice della meraviglia.

About Post Author

Stefania Cruciani

Pianista formatasi presso il Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia, si diploma nel 2000 sotto la guida del m° F. Fabiani. Specializzata in prassi esecutiva su strumenti originali, nel 2004 consegue la laurea di I livello in Fortepiano con il m° Claudio Veneri e frequenta i Corsi di Perfezionamento di Fortepiano e Pianoforte Storico tenuti da Bart Van Oort e Malcolm Bilson in Italia e in Belgio. Nel 2008 consegue la laurea specialistica in Discipline Musicali, indirizzo Pianoforte Cameristico, presso l’ Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Briccialdi” di Terni con il m° A. Pepicelli. Nel 2009 ottiene la laurea di II livello in Didattica della Musica. Parallelamente agli studi pianistici segue corsi di canto con S. Sannipoli, musica vocale e direzione di coro con P.P. Scattolin, A. Cicconofri, L. Ciuffa. Vanta una lunga esperienza nell'ambito corale e, in particolare come componente dell’ ensemble vocale femminile Kamenes inCanto, diretto da Gabriella Rossi e specializzato in musica contemporanea, ottiene importanti riconoscimenti in prestigiosi concorsi (I premio al concorso “Guido d’Arezzo” nel 2000 nella categoria coro a voci pari; I premio al Concorso internazionale di Pienza nel 2009). Come cantante svolge attività concertistica dedicandosi principalmente al repertorio rinascimentale con il liutista Luca D'Amore e i gambisti Fabrizio Lepri e Teresa Peruzzi. Dal 2021 è conduttrice del programma “Lezioni di musica” su radiomozartitalia.com E’ docente di Musica e Pianoforte presso la Scuola Secondaria di I grado “Gentile da Foligno”.
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