“Cantiamo a casa di …”, questo il titolo dell’originale e interessantissimo progetto ideato da Enrico Miaroma, e organizzato dall’ANDCI, che ha preso il via ad aprile a Gesualdo, incantevole borgo nel cuore dell’Irpinia.
Un progetto itinerante che nel corso degli anni farà riscoprire e risuonare quei luoghi che per primi, secoli fa, hanno vissuto la creazione artistica impregnandosi di suoni di ineguagliabile bellezza, testimoni del fulgido sviluppo della musica rinascimentale.
Il viaggio parte da Gesualdo, in particolare dal suo castello, prima fortezza e poi residenza principesca di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, tra i più importanti nobili del Regno di Napoli tra il 1500 e il 1600 e raffinatissimo musicista. Uomo inquieto e malinconico, introverso ed incline alla depressione, trovò ristoro solo tra le mura del suo castello dedicandosi alla composizione di madrigali, unica medicina per lenire la profonda afflizione dell’animo. Il nome del Principe è stato a lungo legato ad un evento tragico che ne ha offuscato la grandezza. L’efferato delitto da lui commissionato ai danni della moglie Maria d’Avalos e dell’amante Fabrizio Carafa, non solo condizionò tutta la sua vita ma appassionò così tanto l’opinione pubblica da incrementare chiacchiere e leggende sul suo conto anche in epoche successive; la reputazione di “principe sanguinario” e “musicista assassino” fece cadere nell’oblio le sue composizioni.
Riscoperta a metà del secolo scorso, la musica di Gesualdo si caratterizza per la scrittura personale ed innovativa, ricca di sperimentazioni armoniche, cambiamenti ritmici improvvisi, sfumature espressive tese a sottolineare il tormentato susseguirsi di emozioni o temi opposti evocati dal testo (in particolare il contrasto gioia/dolore e amore/morte). Igor Stravinsky fu tra i primi a riconoscere la genialità del compositore rinascimentale e contribuì in modo determinante alla rivalutazione della sua produzione.
Nel weekend di “Cantiamo a casa di Gesualdo” è stato affrontato il repertorio sacro, genere al quale il compositore volse le sue attenzioni in una fase estremamente delicata della sua vita. Due eventi drammatici, la morte prematura ed improvvisa del figlio – avuto dalla seconda moglie Eleonora d’Este – Alfonsino,
di soli tre anni e la morte dello zio, il cardinale Alfonso Gesualdo al quale era legatissimo, minarono il fragile equilibrio psicofisico del Principe.
Afflitto dalla depressione e da altre malattie, Gesualdo si rifugiò ancora una volta nella musica per alleviare le proprie sofferenze ma abbandonò il genere profano; nel 1603, dopo aver pubblicato sei libri di madrigali, si aprì alla musica sacra. Compose due libri di Sacrae Canciones (il primo comprende mottetti a 5 voci, il secondo mottetti a sei voci) e i Responsori per la settimana Santa detti “delle Tenebre”. Le Sacrae Canciones e i Responsori sono stati oggetto di studio, riflessione e confronto nelle intense giornate del corso.
A guidare i trenta musicisti accorsi da tutta Italia per approfondire la produzione sacra di Gesualdo un nome d’eccezione, il M° Walter Testolin, cantante, direttore di coro, didatta, uno dei più grandi esperti ed interpreti di musica rinascimentale nel panorama internazionale.
Grazie alla sua preparazione e passione Testolin ha saputo coinvolgere e condurre i corsisti in un sorprendente viaggio attraverso brani di straordinaria tensione emotiva dei quali sono stati analizzati ed affrontati gli aspetti interpretativi e le problematiche tecniche relative all’intonazione nei numerosi passaggi con bruschi e inusuali cambi di armonia. Il M° Testolin ha curato in particolare l’approfondimento dei Responsori della settimana Santa composti nel 1611 (due anni prima della morte) e considerati il capolavoro assoluto di Gesualdo.
Scritti per il mattutino delle Tenebre – cioè per i tre giorni che precedono la Pasqua – i Responsori delineano un percorso che progressivamente diventa sempre più teso e lancinante; mentre il Giovedì è costituito da musiche nelle quali si ravvisa ancora un certo equilibrio tra diatonismo e cromatismo, tra consonanza e dissonanza, il Venerdì mostra già una forte intensificazione dell’idea drammatica, con una maggiore presenza degli aspetti dissonanti.
L’apoteosi del ciclo è costituita dai nove Responsori del Sabato Santo; secondo Testolin in essi Gesualdo raggiunge la vetta più alta della propria arte e consegna definitivamente alla musica polifonica la capacità di descrivere qualsiasi stato d’animo dell’essere umano. L’elemento che caratterizza queste incredibili pagine, oltre alla densa scrittura cromatica dissonante, è la frammentazione ritmica; un ritmo che Testolin descrive come “non fluido ma composto da frammenti quasi schizofrenici, come se Gesualdo tentasse di restituire un’immagine, la propria immagine, attraverso uno specchio che si è rotto, un’immagine che non può essere ricomposta”. I ritmi spezzati, frenetici, all’interno di una struttura a sua volta pregna di elementi cromatici dissonanti, rendono queste composizioni un unicum di tutta la produzione polifonica dell’intera storia della musica.
La sapienza compositiva che unisce l’uso di mezzi conosciuti, tipici dell’epoca, con altri del tutto originali, arditi e rivoluzionari, conferisce una nuova identità all’espressione musicale e permette a Gesualdo di descrivere tutto ciò che fa parte dell’uomo: le idee, le emozioni, i desideri, le paure…
Le giornate di studio si sono concluse con un applauditissimo concerto finale nella chiesa del Santissimo Rosario, chiesa fatta costruire dal principe Carlo Gesualdo, che si erge nella piazza di fronte al castello.
Al termine della full immersion nella sublime complessità dell’opera gesualdiana, l’ANDCI ha dato appuntamento ad aprile del 2023 per la seconda edizione: saremo a Coccaglio, in provincia di Brescia, ad esplorare l’elegante perfezione del più grande madrigalista del ‘500: “Cantiamo a casa di Luca Marenzio”.